8 Maggio 2025
L’artigianato nell’Appennino reggiano: tenacia e sfide


L’Appennino reggiano continua a essere un territorio ricco di potenzialità, ma non senza sfide. Secondo gli ultimi dati diffusi da Lapam Confartigianato (che abbiamo pubblico ieri, ndr) e aggiornati al 31 dicembre 2024, il numero complessivo di imprese nei comuni montani è in leggera flessione. Tuttavia, l’artigianato – che rappresenta oltre un terzo delle attività locali – mostra una capacità di tenuta superiore alla media provinciale, segno che il “saper fare” resta un tratto distintivo e resistente della nostra economia.

In questa intervista abbiamo raccolto la voce di Corrado Bertei, responsabile di Lapam Confartigianato a Castelnovo ne’ Monti, per approfondire le ragioni dietro i numeri e analizzare più da vicino le dinamiche economiche dell’Appennino.

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Dalle criticità legate alle infrastrutture e alla connettività, fino all’importanza del ricambio generazionale e al sostegno alle imprese giovanili, femminili e straniere, emerge un quadro complesso ma ricco di spunti e prospettive.

Una riflessione utile per capire come rilanciare il nostro territorio, facendo rete tra istituzioni, imprese e comunità locali.

Dallo studio emerge una lenta ma costante decrescita del numero di imprese sull’Appennino Reggiano. Quali sono, secondo voi, le cause principali di questa tendenza?

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Sicuramente alcune carenze a livello infrastrutturale e di servizi incidono sulle scelte di imprenditori e di lavoratori. La viabilità, poi è un’altra tematica da approfondire: migliorare i collegamenti viari con la pianura deve essere una delle priorità “da sempre”, per permettere di agevolare gli spostamenti e facilitare quindi il transito in una direzione e nell’altra; molto importante è anche una connessione ad internet adeguata alle esigenze aziendali del giorno d’oggi, nel nostro territorio ci sono vaste zone carenti in tal senso .

Nonostante il calo, le imprese artigiane sembrano reggere meglio rispetto alla media provinciale. Cosa rende l’artigianato più resiliente in montagna?

L’artigiano non sa solo creare qualcosa, ma sa tramandare la storia e la cultura del luogo, sa raccontare quella che è a tutti gli effetti un’arte. Essere artigiani significa saper fare e saper fare bene: noi abbiamo l’obiettivo di divulgare questi valori alle nuove generazioni e, se i dati confermano una tenuta del sistema artigiano, significa che le iniziative che programmiamo e le opere di sensibilizzazione stanno producendo degli effetti e ci auguriamo che possano amplificare il valore del lavoro artigiano sempre di più.

Le imprese a prevalenza femminile, giovanile e straniera rappresentano quote significative, soprattutto nell’artigianato. Come supportate questi segmenti dell’imprenditoria?

Ovviamente quando facciamo iniziative e opere di sensibilizzazione le facciamo in maniera trasversale, senza distinzioni e in modo inclusivo. La capacità della nostra associazione, però, è anche quella di scendere nello specifico con servizi, consulenze e formazione specifica, su misura per la propria attività. Questo è uno dei nostri punti di forza che ci permette di garantire servizi a ogni tipologia di impresa.

Avete riscontrato cambiamenti nel modo in cui i giovani si avvicinano al lavoro autonomo e all’artigianato? Come cercate di stimolare il ricambio generazionale?

E’ una tematica sicuramente complicata. Come detto precedentemente, i nostri eventi e le iniziative che facciamo anche con le scuole del territorio hanno l’obiettivo di far conoscere le imprese dell’area ai giovani e di far capire che imparare un mestiere è un fatto che in futuro, nel contesto lavorativo locale, può permettere loro di trovare un lavoro in maniera rapida.

Si nota una contrazione in settori tradizionali come costruzioni e commercio, ma una crescita nei servizi alle imprese. Come interpretate questa trasformazione?

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Probabilmente si tratta dell’evoluzione dei tempi e di uno spostamento della richiesta da parte del consumatore. è difficile analizzare le motivazioni che incidono su queste trasformazioni, non si tratta mai solo di un unico fattore ma di un insieme di variabili che incidono nel contesto storico in cui viviamo e lavoriamo.

Quali sono gli strumenti che, secondo voi, lo Stato o gli enti locali dovrebbero mettere in campo con urgenza per sostenere chi fa impresa in Appennino?

Incentivare i giovani a venire a lavorare in Appennino, ma questo è possibile solo se si permette alle imprese e agli imprenditori di avere servizi e infrastrutture adeguate. Sgravi fiscali sulle assunzioni e contributi che siano concreti e non a spot per supportare le piccole realtà locali che rappresentano il cuore pulsante del territorio, lo Stato dovrebbe inoltre prevedere una fiscalità agevolata per le aziende che operano nelle zone montane di tutta Italia, per mantenere forte il presidio del territorio, questo darebbe un beneficio a tutto il Paese.

Che ruolo ha il GAL e come si integra la vostra azione con la sua progettualità per lo sviluppo dell’Appennino reggiano?

Dobbiamo agire di squadra sul territorio. Il GAL è sicuramente un ente importante di riferimento per l’area: insieme a loro abbiamo organizzato un evento per promuovere i bandi disponibili e ci rapportiamo con loro frequentemente. Lavorare in sinergia con gli altri attori sociali del territorio è sicuramente strategico e la linea che abbiamo intrapreso con il GAL è la direzione giusta che intendiamo proseguire.



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