15 Maggio 2025
innovazione, formazione e AI applicata


AI Week è cresciuta. Da iniziativa online nata sei anni fa per intuizione di Giacinto Fiore e Pasquale Viscanti ad Altamura (Bari), con IA Spiegata Semplice, è diventata anche una manifestazione fisica a Rimini e con l’edizione 2025 ha finalmente conquistato Milano, con la formula dell’evento di due giorni che punta su coinvolgimento, formazione, networking e concretezza.

AI Week 2025, la crescita: numeri, internazionalizzazione, startup

I numeri della AI Week raccontano un successo consolidato: 17.513 partecipanti nei padiglioni di Rho Fiera, di cui 1 su 4 proveniente dall’estero (in particolare Svizzera, Germania, Romania, Francia, USA, UK); quasi 200 espositori e partner, 500 speaker, 20 startup coinvolte nell’AI Startup Summit.

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A livello territoriale, il pubblico è arrivato soprattutto dalla Lombardia (60%), seguita da Lazio, Puglia, Emilia-Romagna. L’85% degli espositori sono aziende italiane, ma il network si allarga a realtà provenienti da USA, UK, Francia e Israele.

Un dato incoraggiante, secondo Giacinto Fiore, riguarda la presenza femminile, che ha toccato il 29% dei partecipanti: “un segnale che le politiche per l’accesso delle donne alle discipline STEM iniziano a dare risultati tangibili“.

Oltre alla conferenza di due giorni sul main stage e ai workshop di approfondimento, l’evento ha ospitato un innovation hub supportato da Compagnia delle Opere, offrendo un mix tra approfondimento, networking e scouting tecnologico.

AI Week: la fame di conoscenza è il segnale positivo

Un aspetto che colpisce girando tra i padiglioni della AI Week 2025 è il forte connotato formativo della manifestazione. Le sessioni di approfondimento, distribuite in più punti del salone fieristico, hanno attirato una partecipazione costante e numerosa.

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Segno che professionisti e aziende hanno fame di conoscenza. E il fatto che la cerchino in un evento come questo, in presenza, è un messaggio importante: l’intelligenza artificiale non è solo hype, ma una tecnologia che richiede comprensione, visione e aggiornamento continuo.

AI Week 2025 a Rho Fiera, Milano, Panoramica sui 17.521 visitatori

L’AI tra soglie sociali e impatti concreti

Il programma sul palco principale della AI Week ha visto alternarsi voci di primo piano che hanno messo sul tavolo questioni strategiche, culturali e regolatorie.

Alec Ross, imprenditore e già consigliere per l’innovazione di Obama, ha attaccato frontalmente l’AI Act europeo, definendolo un freno allo sviluppo: “serve ottimismo,” ha detto, “e meno burocrazia. Oggi il vero pericolo non è l’intelligenza artificiale, ma la deficienza naturale.”

Un appello condiviso anche da Maurizio Sanarico (SDG Group), che ha sottolineato come manchino ancora all’AI elementi fondamentali dell’intelligenza umana: ragionamento causale, motivazione intrinseca, finalità a lungo termine.

Use case: quando l’AI è già realtà

Antonio D’Ortenzio di AWS ha mostrato alla AI Week casi di AI generativa applicata: dalla creazione di documenti nel formato inclusivo easy read per il comune inglese di Swindon, alla compressione dei tempi di validazione documentarl nella ricerca farmaceutica con Yseop, fino ai modelli di monitoraggio ambientale di Latitudo 40, una startup napoletana che trasforma dati satellitari in strumenti per urbanisti e developer.

Brian Solis (ServiceNow) ha puntato il dito sul mindset: “Tutti investono in AI, ma solo l’1% lo fa bene. Serve passare da una cultura AI also a una cultura AI first“.

Zack Kass, già in OpenAI (fu tra i protagonisti del varo pubblico di ChatGPT a novenbre 2022), ha acceso i riflettori sullo scarto tra percezione e realtà tecnologica: “Siamo a una soglia sociale: accetteremo macchine intelligenti quanto, o più, dell’uomo? I nostri limiti sono culturali, non solo tecnici”.

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L’AI nella Pubblica Amministrazione e il nodo competenze

Alla AI Week è intervenuto anche Paolo Zangrillo, Ministro per la pubblica amminiastrazione, che ha parlato dell’AI come leva per ripensare i processi e attirare giovani nella grande macchina pubblica, che oggi conta 3,2 milioni di impiegati (“sono il primo datore di lavoro italiano”, ha detto il ministro) e che nei prossimi 6 anni vedrà perdere 1 milione di persone. Ma ha anche riconosciuto il divario: “Il 46% di digitalizzazione di base non basta. Serve un piano di formazione per cittadini e dipendenti, non solo tecnica ma anche sociale”.

AI Act: visioni opposte, nodo strategico

Sul tema più caldo – la regolamentazione europea dell’AI Act – lo scontro è stato netto. Alec Ross l’ha bollato come “documento che è pane per i legali americani, non per le aziende europee”, mentre Brando Benifei, europarlamentare relatore dell’AI Act, ne ha difeso la visione: “Con l’AI serve infondere fiducia e dare trasparenza. Ma servono anche sgravi per le aziende che si mettono in regola con il dettato del regolamento. Non possiamo lasciare che l’oligopolio globale scarichi rischi e costi della compliance sulle nostre PMI”.

Benifei ha ricordato come l’AI Act non vieta lo sviluppo di modelli, ma interviene sui prodotti immessi nel mercato europeo, e ha introdotto sandbox regolatori per accompagnare le imprese nel loro percorso di compliance.

AI Week 2025: Marco Dalla Libersa di Arsenalia, Alec Ross e Giacinto Fiore
Marco Dalla Libera di Arsenalia, Alec Ross , Giacinto Fiore di IA Spiegata Semplice, organizzatore insieme a Pasquale Viscanti della AI Week

Dalla visione alla concretezza: l’AI può avere DNA italiano

Marco Dalla Libera di Arsenalia ha sintetizzato con il proprio esempio la missione delle imprese italiane che lavorano sull’AI: “Oggi noi rendiamo reale l’AI. Diamo forma concreta alle promesse”. E la partnership con brand come Calligaris dimostra che una AI “di prodotto”, capace di supportare vendite, montaggio e progettazione in negozio, non è più un esperimento, ma realtà.

Sempre secondo Ross, l’Italia ha grandi carte da giocare sullo scenario imprenditoriale mondiale: eccellenze nella robotica (rivela che i robot che usa Walmart nei suoi magazzini sono stati creati in Abruzzo), competenze nei politecnici, un genetico approccio umanistico alla tecnologia. Occorre però scongiurare il rischio di perdere i talenti e frenare chi vuole innovare.

Private AI: una priorità per le aziende italiane

Girando tra le postazioni degli espositori alla AI Week, una tendenza ha colpito: la proliferazione di soluzioni orientate alla Private AI. In un momento in cui la protezione del dato, la compliance normativa e la sovranità digitale sono temi strategici, cresce l’interesse per modelli AI addestrati e operativi all’interno delle infrastrutture aziendali, senza quindi passare da cloud pubblici o comunque ambienti esterni.

La Private AI consente alle imprese di sfruttare i vantaggi dell’intelligenza artificiale generativa, ma in ambienti protetti, mantenendo il controllo completo sui dati sensibili e migliorando l’aderenza alle normative europee come GDPR e AI Act. È un modello che risponde bene ai bisogni di settori regolati (sanità su tutti, ma anche finanza, pubblica amministrazione) e alle PMI che vogliono innovare senza dipendere dalle big tech e tenendo al sicuro la prioprietà intellettuale.

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AI Week, il messaggio

La AI Week 2025 ha mostrato un’AI che non è più promessa, ma progetto reale. Un’AI che, tra visioni divergenti, casi concreti e necessità di regole chiare, si confronta con il mercato e con l’identità europea.

E la AI Week di Milano lancia un messaggio chiaro: il futuro dell’intelligenza artificiale non si decide tanto nei laboratori, ma nelle imprese, nelle istituzioni e, soprattutto, nella capacità delle persone di trasformare idee in valore reale.

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