19 Maggio 2025
Artigianato piemontese tra incertezza e segnali di ripresa


TORINO – L’indagine congiunturale realizzata da Confartigianato Imprese Piemonte per il secondo trimestre 2025 restituisce un quadro segnato da incertezza ma anche da alcuni segnali di risalita. Il dato più allarmante riguarda l’acquisizione di nuovi ordini per l’export, che registra una flessione dal -24,76% al -29,3%. Un sintomo di una situazione internazionale instabile e di una domanda estera in contrazione.

Sul fronte interno, alcuni indicatori mostrano una tendenza di lieve ripresa:

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  • L’occupazione passa da -7,54% a -5,44%.

  • L’assunzione di apprendisti migliora dal -24,86% al -19,22%.

  • Le previsioni di nuovi ordini migliorano da -14,88% a -12,95%.

  • Le previsioni di produzione totale migliorano dal -16,33% al -14,17%.

Diminuisce anche la percentuale di imprese che non prevedono investimenti: dal 78,20% al 74,90%. Migliora infine la regolarità negli incassi (dal 61,22% al 64,95%) e calano i ritardi nei pagamenti (dal 37,90% al 33,50%).

Felici: “Preoccupano le esportazioni, ma il settore è pronto a ripartire”

Il presidente Giorgio Felici sottolinea che il calo delle esportazioni è il segnale più critico. “La flessione sull’export di quasi sei punti percentuali riflette la difficoltà del nostro sistema produttivo. Specie in un contesto geopolitico instabile e condizionato anche dalla recessione della Germania, nostro principale partner commerciale”.

Felici evidenzia anche il potenziale dell’artigianato piemontese. “L’Italia è tra i maggiori esportatori mondiali di eccellenze artigianali, e il Piemonte ne è protagonista. Per questo è fondamentale sostenere le imprese locali con strumenti come il Fondo Unico Artigianato, inquadrato dalla legge regionale 34/2004. Che prevede finanziamenti e quote a fondo perduto”.

Un invito a valorizzare il lavoro manuale e la formazione tecnica

Il presidente di Confartigianato lancia un appello alla cultura della formazione. “Serve una riconnessione culturale tra i giovani e il mondo del lavoro. Troppe famiglie orientano i figli verso percorsi universitari che non sempre portano a un ritorno economico. In Italia per vivere bisogna saper fare, ed è la manifattura artigiana la vera eccellenza nazionale”. Critico anche sul concetto di ‘Erasmus lavorativo’, ritenuto interessante ma non sufficiente a risolvere il nodo dell’occupabilità giovanile.

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L’indagine è stata condotta dall’Ufficio Studi di Confartigianato Piemonte su un campione di 2.250 imprese artigiane dei comparti produzione e servizi, tramite questionario telematico. Un campione ritenuto rappresentativo della realtà economica regionale.



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