
Tensioni significative tra gli amministratori locali del Nord Italia e il governo, in particolare nei confronti del ministro Matteo Salvini. La controversia riguarda i vistosi tagli ai fondi destinati a Province e Comuni, che sono stati indirizzati verso il finanziamento del controverso Ponte sullo Stretto.
In particolare, i rappresentanti locali, da Milano a Pavia, hanno espresso preoccupazione per l’impatto che questi tagli avrebbero sulle infrastrutture stradali e sulla sicurezza dei cittadini. Lombardia, Veneto e Piemonte sono le regioni più colpite, con la Lombardia che ha visto una riduzione del 70% dei fondi previsti per il biennio 2025-2026, passando da oltre 63 milioni a circa 18 milioni. Situazioni simili si registrano in Veneto e Piemonte, con conseguenze dirette su progetti e lavori pubblici già in cantiere.
Amministratori locali, sindaci e rappresentanti delle province hanno allertato riguardo a opere infrastrutturali fondamentali per la mobilità e lo sviluppo economico, evidenziando come i tagli metteranno a repentaglio progetti vitali. In particolare, la provincia di Bergamo avrà difficoltà nel finalizzare 50 km di strade programmati per la riqualificazione, e in altre province come Pavia e Sondrio le risorse limitate ostacoleranno gli interventi necessari.
Confindustria Piemonte ha lanciato un allarme sul rischio di compromettere la competitività delle imprese regionali a causa di queste misure draconiane. La situazione si presenta quindi critica e sembra destinata a generare nuove tensioni politiche e sociali nel dibattito pubblico sull’infrastruttura italiana. Matteo Salvini ha però risposto che i tagli non dipendono dai suoi interessi, come il Ponte sullo Stretto. Giovedì 22 maggio ha spiegato che i tagli derivano dall’aumento dei costi per le opere su Genova e che farà il possibile per recuperare i fondi per il resto dei lavori di manutenzione.
Il ministro dei Trasporti ha quindi attaccato chi si “lamenta”. Durante il sopralluogo sul Ponte del Papa, prima del comizio di chiusura della campagna elettorale, ha commentato il taglio di 1,7 miliardi sulla manutenzione stradale dicendo che è curioso che si lamenti proprio la sinistra genovese, che vede una parte di quei soldi arrivare a Genova.
L’attacco assume connotati di parte, visto che la denuncia arriva da diversi deputati del Partito Democratico. Mentre Salvini promette di trovare i fondi necessari, dall’altra parte i presidenti di Provincia e i sindaci si dicono preoccupati, perché il rallentamento dei lavori di manutenzione mette a repentaglio la sicurezza delle strade per i cittadini.
Il malcontento è amplificato dalle parole del presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, che ha messo in guardia sul rischio di indebolire le norme sui cantieri in relazione al Ponte sullo Stretto, sottolineando la necessità di mantenere elevati standard di controllo. Salvini, tuttavia, sembra determinato a fronteggiare questa opposizione, proponendo modifiche legislative nonostante i dinieghi del Quirinale.
Salvini non ci sta alla bocciatura di Mattarella sui controlli antimafia
L’idea di Salvini e del Ministro dell’Interno Piantedosi era quella di affidare i controlli contro le infiltrazioni della criminalità organizzata per il ponte alla struttura per la prevenzione antimafia presso il Viminale, “centralizzando gli esiti dei controlli e della gestione degli appalti alle prefetture, alle istituzioni”.
Poi però questa parte della normativa è stata eliminata. Quindi, nel testo finale del decreto, non si fa cenno a controlli “diversi”. Il dietrofront è stato frutto di un secco “no” del Quirinale. Dal Colle poi è arrivata una chiarificazione. Per Mattarella per il ponte sullo Stretto non è possibile “una procedura speciale” come quelle usate in casi di emergenza (terremoti) o eventi speciali (Olimpiadi), “che non risulta affatto più severa delle norme ordinarie”.
Anche perché si prevedeva di “derogare ad alcune norme previste dal Codice antimafia, deroghe non consentite dalle regole ordinarie per le opere strategiche di interesse nazionale”. Inoltre l’ufficio stampa del Colle ha precisato che “la norma sui controlli antimafia non era contenuta nel testo preventivamente inviato al Quirinale, ma è apparsa poche ore prima della riunione del Consiglio dei ministri”.
Salvini però non ci sta e mette palla al centro. “Chiederemo il massimo del rigore, il massimo della trasparenza, più poteri al ministero dell’Interno e alle Prefetture per verificare che non ci siano infiltrazioni – ha chiarito il vicepremier -. Dal mio punto di vista era importante, qualcuno l’ha pensata in modo diverso, vorrà dire che sarà il Parlamento a mettere il massimo delle garanzie. Penso e spero che nessuno si opponga a inserire più controlli possibili contro infiltrazioni mafiose. Non penso che il Quirinale sia contro gli organismi antimafia. Chiediamo semplicemente che per il Ponte sullo Stretto di Messina ci siano gli stessi controlli che ci sono stati per il ponte Morandi a Genova, per l’Expo di Milano, per le Olimpiadi invernali Milano-Cortina”, afferma. “Quando c’è un’opera che coinvolgerà più di centomila lavoratori e migliaia di imprese in tutta Italia, appalti, servizi, espropri, è giusto che gli italiani, io in primis che ci metto la faccia, abbiamo la certezza che ogni euro speso non finisca nelle tasche sbagliate. Quindi non uno, ma dieci emendamenti per garantire trasparenza, legalità, verifiche e certificati antimafia per quello come per altri cantieri. Spero che nessuno dica di no a maggiori controlli antimafia per il ponte”.
Foto © Imagoeconomica
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