
Questo articolo fa parte di un ciclo dedicato al referendum 2025, che ha l’obiettivo di illustrare in modo chiaro e documentato le posizioni a favore e contro i quesiti, nonché gli scenari in caso di raggiungimento del quorum. QuiFinanza mantiene una linea editoriale imparziale e si impegna a fornire un’informazione completa e obiettiva, senza sostenere alcuna posizione politica o ideologica.
Il secondo quesito del referendum abrogativo dell’8 e 9 giugno 2025 riguarda le tutele nelle piccole e medie imprese. In sintesi, si punta a eliminare il tetto massimo all’indennità per licenziamenti illegittimi nelle aziende con meno di 15 dipendenti, consentendo al giudice di determinare l’importo senza limiti predefiniti. In questo spazio ci occuperemo unicamente delle ragioni del SÌ, mentre le Ragioni del NO verranno illustrate in un’altra sede.
Il testo del quesito
Qui di seguito il testo completo del quesito proposto dalla Cgil di Maurizio Landini e spinto dai principali partiti di opposizione:
Volete voi l’abrogazione dell’articolo 8 della legge 15 luglio 1966, n. 604, recante “Norme sui licenziamenti individuali”, come sostituito dall’art. 2, comma 3, della legge 11 maggio 1990, n. 108, limitatamente alle parole: “compreso tra un”, alle parole “ed un massimo di 6” e alle parole “La misura massima della predetta indennità può essere maggiorata fino a 10 mensilità per il prestatore di lavoro con anzianità superiore ai dieci anni e fino a 14 mensilità per il prestatore di lavoro con anzianità superiore ai venti anni, se dipendenti da datore di lavoro che occupa più di quindici prestatori di lavoro?
Perché votare SÌ al secondo quesito
Secondo i calcoli della Cgil, oggi il numero dei lavoratori nelle Pmi ammonta a circa 3,7 milioni di persone.
Il sindacato punta a “innalzare le tutele di chi lavora, cancellando il limite massimo di sei mensilità all’indennizzo in caso di licenziamento ingiustificato affinché sia il giudice a determinare il giusto risarcimento senza alcun limite” così da eliminare un freno che li “tiene in forte soggezione”.
Se passasse il SÌ, il magistrato nello stabilire l’indennizzo potrebbe tener conto di diversi parametri come l’anzianità aziendale, i carichi familiari, l’età e il fatturato aziendale, fra gli altri. Eliminando il tetto massimo ai risarcimenti, il giudice potrebbe stabilire un indennizzo teoricamente anche più alto rispetto alle 24 o 36 mensilità previste per i dipendenti delle grandi aziende.
Oggi per i datori di lavoro stabilire un licenziamento, per quanto ingiustificato, sapendo in anticipo a quanto ammonterebbe il risarcimento massimo, è spesso una pura operazione aritmetica. Al contrario, non conoscere preventivamente l’importo del risarcimento, la cui determinazione verrebbe lasciata al giudice del lavoro, potrebbe rappresentare un freno ai licenziamenti illegittimi. In altre parole, il SÌ al secondo quesito del referendum avrebbe come effetto secondario quello di introdurre un deterrente contro i licenziamenti illegittimi, strumento spesso utilizzato dalle aziende per far quadrare i conti.
Chi vota sì e chi vota no al secondo quesito
I partiti di governo sono compatti nello spingere verso l’astensione per far saltare il quorum.
Più variegate le posizioni nelle opposizioni: il Partito democratico di Elly Schlein ha annunciato cinque sì (ma la corrente riformista di Energia popolare non ritirerà la scheda del secondo quesito).
Il Movimento 5 Stelle di Giuseppe Conte vota SÌ. Vota SÌ anche Avs. +Europa dice NO al secondo quesito. Italia Viva dice NO; NO anche da Azione.
La posizione dei partiti in sintesi:
Partito | SÌ | NO | Astensione |
Centro-destra | X | ||
Pd (maggioranza) | X | ||
Pd (corrente Energia popolare) | X | ||
M5S | X | ||
Avs | X | ||
Azione | X | ||
Italia Viva | X | ||
+Europa | X |
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