31 Maggio 2025
Banche, il credito rialza la testa: prima crescita dopo due anni e tassi sui mutui in aumento


Ad aprile 2025 il credito bancario in Italia torna a crescere dopo due anni di stallo. Un segnale positivo per l’economia, ma l’aumento dei tassi sui mutui casa solleva nuove sfide per le famiglie e il sistema finanziario

Il mese di aprile 2025 segna un punto di svolta per il sistema bancario italiano: per la prima volta dopo due anni, il credito erogato dalle banche è tornato a crescere. Questo dato, riportato da numerose fonti autorevoli del panorama economico-finanziario nazionale, rappresenta un segnale di rilievo per la ripresa delle attività economiche e per la fiducia nel sistema bancario, ma porta con sé anche alcune criticità, in particolare per quanto riguarda l’andamento dei tassi sui mutui destinati all’acquisto della casa.

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Un’inversione di tendenza dopo due anni di contrazione

Negli ultimi due anni, il credito bancario in Italia aveva subito una fase di stagnazione e, in alcuni comparti, di vera e propria contrazione. Le ragioni di questa dinamica sono molteplici: la stretta monetaria operata dalla Banca Centrale Europea per contrastare l’inflazione, l’aumento dei tassi di interesse, l’incertezza macroeconomica e una domanda di finanziamenti più debole da parte sia delle famiglie sia delle imprese.

Ad aprile 2025, tuttavia, i dati raccolti dagli osservatori bancari e rilanciati dalle principali testate segnalano una ripresa nell’erogazione del credito. Questo fenomeno si manifesta sia sul fronte dei prestiti alle imprese, sia – seppur in misura più contenuta – su quello dei finanziamenti alle famiglie. Si tratta di un segnale che potrebbe preludere a una fase di maggiore dinamismo economico, anche se l’analisi delle componenti di questa crescita suggerisce una lettura prudente.

Le cause della ripresa del credito

La ripresa del credito bancario in Italia nel mese di aprile può essere ricondotta a diversi fattori concomitanti. In primo luogo, la progressiva stabilizzazione dei mercati finanziari e la diminuzione della volatilità hanno contribuito a rafforzare la fiducia degli operatori economici. Le imprese, in particolare, hanno ripreso a investire, anche grazie a una maggiore chiarezza sulle prospettive di crescita e sugli incentivi pubblici legati alla transizione digitale ed ecologica.

Sul fronte delle famiglie, la domanda di credito è stata sostenuta da una lieve ripresa dei consumi e dalla necessità di rinegoziare o rifinanziare mutui e prestiti preesistenti, spesso per far fronte all’aumento dei costi legati all’inflazione. In questo contesto, le banche hanno mostrato una maggiore propensione all’erogazione di credito, pur mantenendo criteri di selezione rigorosi e una particolare attenzione al rischio di insolvenza.

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Un altro elemento da considerare è la graduale attenuazione della politica restrittiva della BCE che, pur mantenendo i tassi su livelli elevati rispetto al passato, ha lasciato intravedere la possibilità di una futura riduzione, favorendo così una maggiore propensione all’indebitamento da parte di operatori economici e famiglie.

L’aumento dei tassi sui mutui: una sfida per le famiglie

Se da un lato la ripresa del credito rappresenta un segnale positivo per l’economia, dall’altro l’aumento dei tassi sui mutui per la casa costituisce un elemento di preoccupazione, soprattutto per le famiglie che intendono acquistare un’abitazione o che hanno già in essere finanziamenti a tasso variabile.

Secondo le rilevazioni delle principali testate, i tassi di interesse sui mutui hanno continuato a salire anche nel mese di aprile, raggiungendo livelli che non si registravano da diversi anni. Questo fenomeno è la diretta conseguenza delle decisioni di politica monetaria della BCE, che ha innalzato i tassi di riferimento per contenere l’inflazione. L’aumento del costo del denaro si riflette inevitabilmente sulle condizioni offerte dalle banche ai clienti, rendendo più oneroso sia l’accesso a nuovi finanziamenti sia il servizio del debito preesistente.

Per le famiglie, ciò si traduce in una maggiore incidenza della rata del mutuo sul reddito disponibile, con effetti potenzialmente negativi sulla propensione al consumo e sulla capacità di risparmio. In particolare, le famiglie più esposte al rischio di tasso – ovvero quelle che hanno optato per mutui a tasso variabile – risultano maggiormente vulnerabili agli shock derivanti dall’aumento dei tassi, con possibili ripercussioni anche sulla qualità del credito in portafoglio alle banche.

Implicazioni per il sistema bancario e per la stabilità finanziaria

La ripresa del credito, sebbene rappresenti un elemento positivo per il sistema bancario in termini di volumi e di marginalità, impone una riflessione attenta sulla qualità dei nuovi impieghi e sulla sostenibilità dell’indebitamento delle famiglie e delle imprese. Le banche italiane, già impegnate in un processo di rafforzamento patrimoniale e di riduzione dei crediti deteriorati, dovranno continuare a monitorare con attenzione il rischio di credito, in particolare in un contesto caratterizzato da tassi elevati e da una crescita economica ancora incerta.

L’aumento dei tassi sui mutui, infatti, potrebbe tradursi in un incremento delle sofferenze bancarie, soprattutto se la crescita dei redditi reali dovesse rimanere debole. In questo scenario, la capacità delle famiglie di far fronte agli impegni finanziari dipenderà non solo dall’andamento dei tassi, ma anche dalla dinamica del mercato del lavoro e dal livello di inflazione.

Per il sistema bancario, la sfida sarà quella di coniugare la necessità di sostenere la ripresa economica attraverso un’offerta di credito adeguata, con l’esigenza di preservare la qualità degli attivi e di mantenere elevati standard di solidità patrimoniale. In questo senso, la selettività nell’erogazione del credito e l’innovazione nei processi di valutazione del merito creditizio rappresentano leve fondamentali per garantire la sostenibilità del sistema nel medio-lungo periodo.

Le prospettive per il credito per i prossimi mesi

Le prospettive per il mercato del credito in Italia dipenderanno in larga misura dall’evoluzione del contesto macroeconomico e dalle decisioni di politica monetaria della BCE. Se la stabilizzazione dei prezzi e una possibile riduzione dei tassi dovessero concretizzarsi nei prossimi mesi, è plausibile attendersi un ulteriore rafforzamento della domanda di credito, sia da parte delle imprese sia delle famiglie.

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Tuttavia, permangono elementi di incertezza legati all’andamento dell’inflazione, alla crescita dei salari e alla capacità del sistema produttivo di generare valore aggiunto in un contesto internazionale ancora instabile. In questo quadro, il ruolo delle banche sarà cruciale non solo come erogatori di credito, ma anche come attori in grado di accompagnare la transizione verso modelli di sviluppo più sostenibili e inclusivi.



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