7 Giugno 2025
IMU 2025, arriva la conferma dell’esenzione per molti contribuenti: ecco chi non dovr� pagarla, i requisiti e le novit�


Come sappiamo, l’IMU non � dovuta per l’abitazione principale. Questa � definita come l’unit� immobiliare in cui il soggetto passivo e i componenti del suo nucleo familiare risiedono anagraficamente e dimorano abitualmente (art. 1, comma 741, lett. b), primo e secondo periodo, L. 160/2019).
Pu� accadere che anziani non pi� autosufficienti e disabili aventi necessit� di cura e assistenza continuino ad essere ricoverati in casa di riposo, lasciando cos� inutilizzato l’immobile in cui vivevano. Immobile che, in origine, era per l’appunto adibito ad abitazione principale.

La questione � stata affrontata dalla medesima L. 160/2019, all’art. 1, comma 74, laddove si prevede l’esenzione dal pagamento dell’IMU, su decisione del singolo Comune, qualora l’unit� immobiliare sia posseduta da anziani o disabili che acquisiscano la residenza in istituti di ricovero o sanitari a seguito di ricovero permanente, a condizione che la stessa non risulti locata. Nel caso di pi� unit� immobiliari, l’esenzione trova applicazione per una sola di esse.

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Riepilogando, i passaggi fondamentali al fine di ottenere l’esenzione sono i seguenti:


E cosa succede nel caso di due coniugi, entrambi non autosufficienti, aventi residenza diversa?

Uno dei profili pi� controversi, nella disciplina dell’IMU, era quello concernente la definizione di abitazione principale e i requisiti per l’esenzione. In precedenza, per beneficiare dell’agevolazione, la normativa e la giurisprudenza richiedevano che l’intero nucleo familiare del proprietario avesse sia la residenza anagrafica che la dimora abituale nello stesso immobile.
Ad esempio, se i coniugi avevano residenze e dimore separate in due immobili diversi, situati nello stesso Comune, l’esenzione IMU poteva applicarsi solo a una delle due abitazioni.
Successivamente, in materia � intervenuta la Corte Costituzionale che, con la sentenza n. 209 depositata il 13 ottobre 2022, ha cambiato le regole dell’esenzione IMU per l’abitazione principale. La Consulta ha infatti stabilito che, ai fini dell’esenzione, per �abitazione principale deve intendersi l’immobile, iscritto o iscrivibile nel catasto edilizio urbano come unica unit� immobiliare, nel quale il possessore dimora abitualmente e risiede anagraficamente�.

La Corte Costituzionale ha, quindi, contestato l’assunto che prevedeva l’agevolazione IMU solo nel caso in cui l’immobile posseduto venisse utilizzato come abitazione principale di tutto il nucleo familiare. Dopo la sentenza, pertanto, i coniugi che risiedono e hanno dimora abituale in due differenti immobili hanno diritto entrambi all’esenzione IMU, e questo a prescindere dal Comune in cui detti immobili si trovano.

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La decisione della Corte Costituzionale di qualche anno fa � stata confermata anche dai giudici della Corte di Cassazione, con la recente�ordinanza n. 4292/2025. La Cassazione ha consolidato i criteri interpretativi elaborati in precedenza dalla Consulta, chiarendo come non sia pi� richiesto che il nucleo familiare viva nello stesso immobile perch� si possano garantire, a entrambi i coniugi, gli stessi benefici fiscali. In questo modo si consente alle coppie che vivono in abitazioni diverse, per esigenze personali o di lavoro, di richiedere l’esenzione per ognuna delle due abitazioni. Al contempo si evitano anche eventuali contenziosi con i Comuni che, in precedenza, potevano contestare la richiesta di esonero dal pagamento ritenendo �seconda casa� l’immobile in cui non viveva il nucleo familiare.

Al fine del riconoscimento della dimora abituale, un parametro ritenuto utile dalla consolidata giurisprudenza � quello costituito dai�consumi delle utenze a rete�(Cass. n. 8627/2019). Tuttavia, sul punto la Corte di Giustizia tributaria di secondo grado della Lombardia, con sentenza n. 432 del 10 febbraio 2025, ha stabilito che gli scarsi consumi delle utenze domestiche, comunque, non giustificano la revoca dell’agevolazione IMU prima casa per il venir meno del requisito della dimora abituale. La Corte fa presente che gli scarsi consumi vanno contestualizzati rispetto al caso specifico.
Invero, nella fattispecie sottoposta al suo esame, il contribuente viveva in un alloggio condominiale privo dell’utenza comune del gas e gli scarsi consumi elettrici erano giustificati dal tipo di lavoro svolto, che lo portava a essere presente in casa solo nelle giornate di sabato e domenica. Inoltre veniva appurato che il fabbricato condominiale assicurava la distribuzione dell’acqua calda e del riscaldamento con l’impianto comune, permettendo al contribuente di omettere la conclusione di un contratto di utenza del gas, mentre in cucina utilizzava piani di cottura a induzione.

Si ricorda, infine, che la Corte Costituzionale, con la�sentenza n. 60 del 18 aprile 2024, ha dichiarato l’illegittimit� costituzionale dell’art. 9, comma 1, del D. Lgs. 14 marzo 2011, n. 23, nella parte in cui non prevede che non siano soggetti all’imposta municipale propria, per il periodo dell’anno durante il quale sussistono le condizioni prescritte, gli immobili non utilizzabili n� disponibili, per i quali sia stata presentata denuncia all’autorit� giudiziaria in relazione ai reati di occupazione abusiva, “poich� la propriet� immobiliare non costituisce, per il periodo in cui essi sono abusivamente occupati, un valido�indice rivelatore di ricchezza per il proprietario spogliato del possesso“.

Infine � bene, dunque, ricordare che i Comuni hanno diritto di verificare l’utilizzo dell’immobile attraverso i consumi delle utenze (gas, acqua e energia elettrica). Pertanto � necessario conservare sempre tutte le fatture pagate nel corso degli anni.





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