7 Giugno 2025
Quattro imprese edili denunciate a treviso per falso bonus facciate da 2,2 milioni di euro


La guardia di finanza a treviso ha scoperto un meccanismo complesso legato al bonus facciate, che ha portato alla denuncia di quattro imprenditori edili per aver ottenuto illecitamente crediti d’imposta per un valore di 2,2 milioni di euro. L’indagine ha coinvolto aziende e persone in varie province italiane, svelando una frode basata su falsi lavori di ristrutturazione e l’uso improprio di dati personali ignari. Questo tipo di truffa colpisce la fiducia nelle agevolazioni fiscali e mette al centro il ruolo della vigilanza fiscale.

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Indagini della guardia di finanza e scoperta della frode

Le indagini sono partite nel 2025 a seguito di segnalazioni riguardanti possibili operazioni di riciclaggio connesse a una società edile di treviso. La guardia di finanza ha avviato approfondimenti mirati, che si sono concentrati sull’attività dell’impresa e su alcune transazioni sospette. È emerso che la società aveva simulato lavori di ristrutturazione su facciate di edifici, utilizzando documentazioni false per beneficiare del credito d’imposta previsto dal cosiddetto bonus facciate.

Testimonianze e territori coinvolti

Gli accertamenti hanno rivelato che i lavori non erano mai stati eseguiti e che le 24 persone indicate come proprietari degli immobili allegati al bonus non avevano mai autorizzato né conosciuto gli imprenditori coinvolti. Le persone, residenti in diverse province da nord a sud — da belluno a roma, da torino a potenza — sono state ascoltate come testimoni e hanno negato qualsiasi rapporto con la società o la realizzazione dei lavori. La mancanza di accordi e l’assenza di conoscenza dei dettagli fiscali relativi ai lavori hanno dimostrato l’artificiosità dell’operazione.

Modalità della frode e utilizzo dei crediti d’imposta

Gli imprenditori indagati hanno creato un falso presupposto, dichiarando interventi di restauro mai effettuati, per ottenere crediti d’imposta riconosciuti dall’agevolazione fiscale sul recupero delle facciate. Il credito, contestualmente, è stato monetizzato dall’azienda attraverso la cessione diretta a poste italiane. Nel contempo, tre imprenditori stranieri hanno collaborato con la società trevigiana, acquisendo i crediti per poi incassarli materialmente.

Conseguenze economiche e rete di responsabilità

Questo sistema ha permesso di convertire falsi crediti in denaro contante o risorse finanziarie utilizzabili, causando un danno erariale significativo. Il coinvolgimento di diversi soggetti, sia italiani che stranieri, ha complicato la rete di responsabilità, ma l’indagine ha tracciato con chiarezza i passaggi e le responsabilità.

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Implicazioni fiscali e accertamenti sulla regolarità contabile delle società coinvolte

Oltre alla denuncia degli imprenditori, la società trevigiana è stata sottoposta a una verifica fiscale approfondita. È emerso che la ditta non aveva rispettato correttamente gli obblighi relativi alle dichiarazioni dei redditi. I finanzieri hanno riscontrato anche emissioni di fatture per operazioni inesistenti, utilizzate per giustificare e coprire la truffa.

Le verifiche mirano a recuperare le somme indebitamente ottenute attraverso la tassazione, contrastando il mancato versamento delle imposte dovute a causa dell’uso fraudolento delle detrazioni. Le anomalie riscontrate nei documenti contabili indicano una gestione irregolare che ha permesso il sostenimento della frode su un piano amministrativo e fiscale.

Questa operazione conferma l’attenzione della guardia di finanza sul corretto uso delle agevolazioni fiscali, ribadendo la necessità di controlli rigorosi sulla documentazione presentata e sui soggetti coinvolti in lavori pubblici o privati, specie quando si tratta di crediti fiscali rilevanti. Lo sviluppo delle indagini proseguirà per individuare eventuali altre complicità o soggetti associati nella rete fraudolenta.





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