
La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 45868/2024, ha rigettato il ricorso presentato da un’imputata accusata di associazione a delinquere, truffa aggravata per il conseguimento di erogazioni pubbliche e autoriciclaggio, confermando la validità delle ordinanze cautelari anche in caso di motivazioni stringate ma non apparenti.
La Cassazione ribadisce il principio secondo cui «la creazione di crediti d’imposta fittizi tramite cessione del Superbonus configura già il reato di truffa aggravata, anche se il credito non viene materialmente incassato o compensato».
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