14 Giugno 2025
Umbria, Cna presenta il report sulla crescita negli ultimi 10 anni. Il presidente Carloni: “Piccole imprese strategiche”


“Al boom dell’export umbro dell’ultimo decennio (+72%) hanno dato un contributo determinante anche le piccole imprese, aumentate del 25% in termini numerici e del 50% come numero di addetti. È per questo motivo che, in vista della riprogrammazione dei fondi strutturali che inizierà a breve e che, a seguito della manovra fiscale di innalzamento delle aliquote Irap e Irpef, potrà contare sulle risorse indispensabili al co-finanziamento degli strumenti europei, proponiamo che si punti su tre grandi direttrici: il sostegno alla crescita dimensionale di tutte le imprese con misure su misura, la promozione del lavoro di qualità nelle aziende e la rigenerazione urbana dei centri storici e delle aree industriali”.

Il presidente regionale della Cna, Michele Carloni, parte dai dati della nuova ricerca commissionata al centro studi Sintesi sulle dinamiche del sistema economico umbro tra il 2014 e il 2024 e sul ruolo svolto dalle imprese più piccole.

Conto e carta

difficile da pignorare

 

“Pensiamo all’exploit dell’export e al fatto che i due settori che hanno registrato i migliori trend di crescita sono stati l’agroalimentare (+100%) e la produzione di macchinari (+78%), comparti in cui è prevalentemente la piccola impresa a svolgere un ruolo strategico. Entrambi realizzano un prodotto finito e sono caratterizzati da un valore aggiunto e da una produttività mediamente superiori ad altri settori. Per esempio, nel solo 2024, il valore dell’export dei macchinari è stato di 1.357 milioni di euro, molto superiore a quello della moda e della metallurgia”.

Ma in Umbria c’è anche un problema di qualità del lavoro. “Bisogna partire dalla constatazione che sempre più imprese incontrano grosse difficoltà a reperire manodopera – ha aggiunto Carloni -. A tale riguardo riteniamo che l’introduzione del welfare aziendale a vantaggio dei dipendenti, magari legandolo al raggiungimento di obiettivi condivisi tra datore di lavoro e lavoratori, o adottando diverse modalità organizzative, possa contribuire a far diventare le imprese umbre più attrattive nei confronti dei lavoratori. Laddove questo fenomeno si è realizzato, migliorando nel complesso l’equilibrio tra tempi di vita e di lavoro ma anche il reddito dei lavoratori, sono aumentati sia la produttività che il valore aggiunto generato dall’impresa. Se la regione favorisse questo processo con incentivi economici, a nostro avviso contribuirebbe anche a frenare la partenza per motivi di lavoro di giovani e meno giovani verso altre Regioni o altri Paesi”.

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Un altro tema strategico, per Cna Umbria, è quello della rigenerazione urbana dei centri storici e delle zone industriali. “Nel primo caso si tratterebbe di sostenere gli interventi di recupero delle abitazioni private vincolando la concessione dei contributi alla disponibilità a stabilire la propria residenza nel centro storico. Nel caso delle zone industriali, bisognerebbe puntare sulla riqualificazione dei laboratori e dei capannoni, alla stregua di quanto fatto per le strutture ricettive, in un’ottica di miglioramento degli spazi di lavoro delle imprese e di riduzione significativa dei consumi energetici”.

I dati della ricerca, come sempre, sono stati illustrati da un ricercatore del centro studi Sintesi.

“Gli ultimi 10 anni – ha esordio Alberto Cestari – sono stati caratterizzati da una riduzione del 5% del numero complessivo delle imprese (che al 2024 erano 77.753) e da un aumento del 21% degli addetti totali, che nel settore privato hanno raggiunto quota 290mila. Il settore caratterizzato dalla maggiore riduzione di imprese in termini numerici è stata la manifattura (-39%), che però ha guadagnato circa 70mila addetti (+12%). In valore assoluto il segmento di imprese caratterizzato dalla crescita più sostanziosa è stato quello delle piccole imprese (+ 800 aziende, +50% addetti). L’export, come accennato dal presidente regionale della Cna, è cresciuto di oltre 70 punti percentuali (16 in più rispetto alla media italiana), in particolare grazie all’agroalimentare, alla produzione di macchinari e ai mezzi di trasporto. Nonostante l’Umbria abbia aumentato la propria apertura all’estero, l’export verso i Paesi europei continua a rappresentare il 58% del totale. In questo decennio sono cresciuti anche gli investimenti (+48%), mentre per quanto riguarda le micro, piccole imprese si confermano le criticità dell’accesso al credito (-33%) e dei costi energetici, che per le imprese di minori dimensioni sono doppi rispetto a quelle grandi, contribuendo ad abbassarne la redditività.

“Proprio quest’ultimo aspetto – ha proseguito il presidente della Cna – ci ha convinti a realizzare, insieme ad altre associazioni d’impresa, una Cer regionale, rivolta prevalentemente al mondo delle imprese, per ridurre sensibilmente i costi energetici a cui sono soggette e contribuire al tempo stesso al taglio delle emissioni inquinanti. Riteniamo che le Cer possano essere un valido strumento per facilitare le certificazioni di sostenibilità delle imprese, anche ai fini della concessione di nuovo credito. Del resto anche la legge regionale sulle aree idonee a ospitare impianti di produzione di energia da fonti rinnovabili, vede le Cer quale fulcro del nuovo sistema energetico, caratterizzato da impianti mini-grid. Confidiamo, quindi, che anche su questo tema vengano previsti cospicui sostegni, cumulabili con quelli nazionali”.



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