17 Giugno 2025
La moda italiana torna a crescere, trainata da mercato interno ed Europa


In occasione dell’apertura di Pitti Uomo, evento chiave per il menswear premium a Firenze, uno studio esclusivo di Joor, importante piattaforma globale per il wholesale nella moda, ha rivelato un ritorno alla crescita vigorosa del mercato italiano della moda nel 2025. Dopo due anni di calo, il settore italiano ha mostrato tangibili segni di dinamismo, trainato da una rinnovata attività sia a livello nazionale che internazionale.

Crescita sostenuta delle vendite all’ingrosso

Nei primi cinque mesi dell’anno, le vendite all’ingrosso dei brand italiani sono aumentate del venti per cento rispetto allo stesso periodo del 2024. Questa ripresa si è basata in particolare su un aumento del trentatré per cento dei volumi venduti, a dimostrazione di una concreta ripresa della domanda, soprattutto per i prodotti più accessibili, dato che il prezzo medio di acquisto è diminuito del sei per cento, segno di un riaggiustamento degli assortimenti in un contesto ancora delicato per i distributori.

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L’aumento del Gross Merchandise Value (GMV) dei retailer italiani, che hanno incrementato gli acquisti dell’undici per cento nello stesso periodo, ha confermato che questa dinamica positiva è stata accompagnata da un rinnovato interesse da parte degli operatori locali per le collezioni nazionali.

Il mercato interno come motore trainante

L’Italia, con il trentadue per cento delle vendite totali dei brand italiani, si conferma il primo mercato per volumi e registra una crescita impressionante del ventiquattro per cento nel 2025. Questo rimbalzo riflette la rinnovata fiducia dei distributori italiani, concentrati in particolare nei negozi specializzati indipendenti, come 10 Corso Como o Luisa Via Roma, che rappresentano l’ottantasette per cento del fatturato retail del Paese. Questa forte presenza di dettaglianti indipendenti evidenzia una specificità del mercato italiano, ancorato a rapporti stretti e personalizzati tra brand e distributori.

Quadro politico e fiscale attivo

La dinamica positiva osservata nel mercato italiano della moda nel 2025 si basa anche su un contesto politico e fiscale favorevole. Il governo italiano ha rafforzato il suo sostegno al settore attraverso diverse leve strutturali. Da un lato, il Piano Transizione 5.0, con tredici miliardi di euro, ha offerto consistenti incentivi fiscali alle imprese che investono nella transizione digitale, nella decarbonizzazione e nella formazione industriale, secondo le informazioni del Ministero dell’Economia e delle Finanze (MEF) nel 2024. Questo schema è particolarmente rilevante per le PMI della moda, spesso sottocapitalizzate ma pronte a modernizzarsi. Parallelamente, è stato esteso e rafforzato un credito d’imposta per ricerca e sviluppo per stimolare l’innovazione di prodotto e i processi produttivi sostenibili, secondo l’Agenzia delle Entrate.

Inoltre, l’introduzione della Flat Tax per i nuovi residenti e le agevolazioni fiscali sui redditi rimpatriati hanno contribuito a far rientrare talenti creativi e tecnici, in particolare in poli storici come Milano o Firenze (Il Sole 24 Ore, gennaio 2025). Infine, il programma Moda Italia, lanciato in collaborazione con il Ministero delle Imprese e del Made in Italy (MIMIT), ha fornito un sostegno diretto alle aziende del settore attraverso sussidi all’esportazione, garanzie pubbliche e fondi dedicati alla ricollocazione della produzione (MIMIT, 2025). L’insieme di queste misure ha creato una solida base per una crescita sostenibile e una migliore competitività del sistema moda italiano sulla scena internazionale.

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Espansione trainata da EMEA e Nord America

Per quanto riguarda la dimensione internazionale, mentre la domanda interna ha giocato un ruolo centrale in questa ripresa, la crescita dei brand italiani è stata alimentata principalmente dalla regione EMEA (più ventitré per cento) e dal Nord America (più dodici per cento), che ora appaiono come i principali motori di crescita. Insieme, queste aree rappresentano il settantacinque per cento delle vendite totali dei brand transalpini, mostrando una forte penetrazione in mercati chiave come Francia, Germania, Regno Unito e Stati Uniti.

Al contrario, la regione Asia-Pacifico ha continuato a contrarsi, in particolare la Cina, che ha registrato un netto calo del quarantuno per cento nelle vendite all’ingrosso quest’anno, amplificando un calo iniziato nel 2024. Questo contrasto evidenzia una ridistribuzione delle forze nel commercio globale della moda, dove i mercati occidentali hanno riconquistato una posizione centrale per i brand italiani.

Diversificazione geografica limitata ma in crescita

In totale, i brand italiani hanno venduto a distributori in centoventidue Paesi diversi nel 2025, una presenza ampia che rimane, tuttavia, fortemente concentrata nella regione EMEA. Questa concentrazione riflette una strategia prudente ma efficace, volta a consolidare le posizioni in mercati conosciuti, esplorando al contempo nuovi territori.

Dal lato dei retailer italiani, i loro acquisti provengono da trentadue Paesi, con una netta preferenza per i brand italiani, francesi e americani, che insieme rappresentano il settantotto per cento dei volumi ordinati. Questa triangolazione di influenze alimenta la varietà degli assortimenti offerti al consumatore italiano.

Rinnovata vitalità dopo anni di aggiustamenti

Dopo due anni di significativo rallentamento, la moda italiana sembra quindi tornare su una traiettoria ascendente. Come ha sintetizzato Amanda McCormick Bacal, senior vice president of marketing di Joor: «Il mercato italiano è una forza trainante nella moda globale ed è molto incoraggiante vedere questa crescita energica prendere forma nel 2025, trainata da una domanda sostenuta sia da parte dei brand che dei retailer».

Questo articolo è stato pubblicato originariamente sulle altre edizioni di FashionUnited e tradotto in italiano usando un tool di intelligenza artificiale.

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