
Bari capitale del “risk management, banking e finance”. Docenti universitari, ricercatori, guru della materia, esponenti delle banche centrali, esperti professionisti provenienti da tutto il mondo, e imprenditori a confronto sulla valutazione e pianificazione delle attività necessarie a ridurre il potenziale impatto negativo di variabili esterne all’organizzazione aziendale, al sistema bancario e finanziario. Dalle crisi geopolitiche (e gli scenari di guerra), all’andamento dei costi dell’energia; dalla filiera per l’approvvigionamento delle materie prime alle guerre commerciali a colpi di dazi; dal “cyber risk” alle criticità legate al cambiamento climatico, ecco alcune delle più impattanti variabili macroeconomiche che, se non gestite correttamente, possono avere conseguenze negative su aziende, mercati, banche e finanza e poi a cascata sul consumatore finale. Insomma, “Modelling the future of risk management, banking e finance” titolo della 18esima “International Risk Management Conference” organizzata dal forum mondiale “The Risk Banking and Finance society” in collaborazione con gli organizzatori permanenti della conferenza (Università di Firenze, New York University Stern e Fundacao Dom Cabral) insieme a Università Lum Giuseppe Degennaro, orgogliosa di accogliere nuovamente questo evento a Bari, nel ruolo di co-host, dopo la IRCM del 2022. L’appuntamento è per il 23 e 24 giugno prossimi a Bari a Villa Romanazzi Carducci via Capruzzi, 326.
Oltre 110 i relatori che si confronteranno nelle 26 sessioni parallele, due plenarie e un workshop. Tra loro Edward I. Altman (New York University Stern School of Business), Oliviero Roggi (Fundacao Dom Cabral e Università degli Studi di Catania), Maurizio Dallocchio (Università Bocconi), Massimo Mariani (Lum), e poi ancora Celso Brunetti (Federal Reserve Board), Davide Alfonsi (Chief Risk Officer, Intesa Sanpaolo), James Robertshaw (Deloitte Risk Advisory, partner), Bruno Dupire (Head of Quantitative Research, Bloomberg LP) e Giuliana Birindelli (presidente dell’associazione dei docenti di Economia degli intermediari e dei Mercati finanziari e Finanza d’impresa).
“Le tensioni geopolitiche originate dal conflitto russo-ucraino e acuite dalle recenti escalation in Medio Oriente – spiega il professor Oliviero Roggi – stanno generando una pressione strutturale sui mercati globali delle commodity, in particolare sull’energia e sul petrolio. A ciò si sommano le distorsioni introdotte dai nuovi assetti delle politiche commerciali globali, sempre più caratterizzate da dazi e restrizioni strategiche. Il rischio sistemico che ne deriva è una fase prolungata di stagflazione, dove crescita anemica e inflazione persistente rischiano di bloccare la ripresa globale. Di qui la necessità di interrogarsi su quale “nuova normalità” stia emergendo nell’economia globale”.
Quali ripercussioni possono avere queste dinamiche per un’economia regionale come quella pugliese? “L’economia regionale – spiega il professor Massimo Mariani – è attualmente trainata fra gli altri, dal comparto agroalimentare, dalla crescita del turismo e dal settore logistica portuale, sebbene la Puglia sia recentemente diventata bacino di interesse per le aziende del tech. In tale contesto, l’aumento dei prezzi delle materie prime e dell’energia può generare effetti significativi sui costi di produzione e sulla competitività e crescita delle aziende. Inoltre, l’economia regionale risulta, attualmente, fortemente esposta all’incertezza delle relazioni commerciali con il Medio Oriente e con gli Stati Uniti, sebbene come segnalato in una nota dell’Ufficio Statistico della Regione, la Puglia è fra le regioni del Mezzogiorno con il miglior grado di diversificazione delle esportazioni”.
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