20 Giugno 2025
Il piano di investimenti europeo tra disinformazione russa e debito pubblico  –


La difesa territoriale ed economica dell’UE imporrà il sacrificio di alcune spese pubbliche. La Russia sfrutterà il malcontento popolare.

A più riprese la Germania è parsa disponibile a riconsiderare il proprio supporto alle politiche di preservazione dei conti pubblici, anteponendo imperativi sociali e/o strategici alle esigenze contabili. L’episodio più anteriore risale al 18 giugno 2020. L’allora cancelliera Angela Merkel, rivolgendosi al Bundestag per inaugurare l’inizio della presidenza tedesca del Consiglio dell’Unione Europea, difese di fronte ai colleghi riuniti davanti a sé la bontà e necessità del EU Recovery Fund, lo strumento fiscale individuato dalla Commissione Europea per rilanciare l’economia europea in seguito allo shock della Pandemia Covid-19. 

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Benché nella propria dichiarazione politica Angela Merkel avesse specificato l’eccezionalità dello strumento, alcuni auspicavano non si sarebbe più tornati alla ‘normalità’. Così non è stato e l’unica questione fiscale discussa a livello europeo riguardò la re-introduzione del Patto di Stabilità e Crescita, dopo un periodo di sospensione di quest’ultimo.

In occasione dell’invasione russa dell’Ucraina, il capo dell’allora governo di coalizione Olaf Scholz – al contrario della sua predecessora, favorevole a politiche fiscali espansive e che disponeva di una larga maggioranza nel parlamento tedesco – privilegiò l’adozione di misure fiscali una tantum invece di proporre una riforma del cd. Schuldenbrems (dal tedesco: freno all’indebitamento).

Il freno all’indebitamento in discussione

La recente crisi del governo di coalizione tedesco, innescata dal Ministro delle Finanze di sponda liberale Christian Linder che, invocando proprio la regola costituzionale del Schuldenbremse, si era opposto ad un piano di investimenti pubblici proposto dai due partner (SPD e Verdi), ha innescato questa volta un movimento che pare irreversibile. Decisione politica peraltro non più allineata con le preferenze dell’elettorato tedesco. 

Dal sondaggio Forsa condotto dal German Council of Foreign Relations a gennaio 2025, è emerso infatti che il 55% dei cittadini tedeschi (intervistati) sono favorevoli ad una riforma del Schuldenbrems, al fine di favorire maggiori investimenti pubblici. Lo stesso sondaggio condotto a novembre 2024, aveva rivelato che soltanto il 44% degli intervistati si diceva favorevole ad una riforma della regola costituzionale sul freno all’indebitamento[i]

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Questa traslazione delle preferenze dell’elettore mediano tedesco investe anche l’elettorato delle formazioni politiche più devote al mantenimento del rigore dei conti pubblici, ossia i liberali (FDP) ed i conservatori (CDU). Arroccatisi sulle proprie posizioni, i liberali hanno fallito l’ingresso al Bundestag. I conservatori del CDU, insieme agli alleati del SPD, hanno dal canto loro:

  • proposto la revisione del limite superiore del Schuldenbrems, portandolo dal 0,35% del PIL al 1,4% del PIL; 
  • approvato un piano “straordinario” di investimenti per la modernizzazione delle infrastrutture del paese pari a 500 miliardi di euro;
  • ottenuto l’esonero di una parte degli investimenti destinati al piano di riarmo dall’applicazione del freno all’indebitamento;
  • incrementato il limite superiore di indebitamento netto dei Lander. 

Provvedimenti in completa discontinuità con la piattaforma politica presentata dal CDU durante la campagna elettorale di febbraio[ii].

Sfide geopolitiche e pareggio di bilancio

La disponibilità della Germania, leader dei paesi frugali, a riconsiderare il proprio supporto a politiche di austerità e di preservazione dei conti pubblici, dipende dall’emergere, con il rischio geopolitico, di nuovi costi per la cui gestione si richiede l’intervento dello Stato. 

I governi nazionali europei, in particolare quello tedesco, sono chiamati a: 

  1. Incrementare la propria capacità militare di fronte alla minaccia russa ed al disimpegno americano dal continente europeo;
  2. Ridurre la dipendenza dalla Cina e da altri paesi geopoliticamente disallineati per le materie prime energetiche e le Materie Prime Critiche, al fine di assicurare alle proprie economie un approvvigionamento stabile e sicuro di questi materiali; 
  3. Promuovere l’innovazione tecnologica e garantire al contempo la competitività delle proprie imprese di fronte alla competizione, talvolta sleale, delle aziende estere ed in particolare cinesi che, negli ultimi anni, hanno conquistato quote crescenti del valore aggiunto della produzione globale di beni tecnologici.

La gestione delle sfide di cui sopra sembra richiedere un ripensamento delle regole di bilancio pubblico. Nel caso tedesco, ciò significa modificare o abrogare la regola del freno all’indebitamento, duplicazione in versione più stringente della regola sul rapporto deficit/PIL del Trattato di Maastricht. A livello europeo, ciò può implicare, così com’è stato proposto, l’esonero di alcune spese dall’applicazione delle regole di bilancio europee. 

Che si decida di modificare il limite di disavanzo, oppure che si scelga di esonerare alcune spese fiscali dall’applicazione delle regole di bilancio, il raggiungimento degli imperativi geopolitici europei di cui sopra deve conciliarsi con la sostenibilità della dinamica del rapporto Debito Pubblico/PIL di ciascun paese. Lo spazio di manovra fiscale a disposizione di ciascun paese europeo dipenderà quindi dalla condizione delle proprie finanze pubbliche. 

Worst case scenario: crescita del dissenso interno e del rapporto debito pubblico/PIL

In questo senso, la Francia gode di un margine d’azione limitato. Mentre il rapporto debito pubblico/PIL medio europeo, dopo essere cresciuto di 10 punti percentuali nel biennio post-Covid, è ritornato al livello del periodo precedente la crisi pandemica (81, 6%), il rapporto debito pubblico/PIL della Francia si è stabilizzato intorno al 113%, ovvero ben 15 punti percentuali superiore al livello registrato durante il biennio pre-Covid.

Fonte: elaborazioni personali da Eurostat. Per ciascun paese, il grafico mostra: (i) sull’asse delle ascisse, il rapporto debito pubblico/PIL aggiornato al 2024; (ii) sull’asse delle ordinate, la differenza (in punti percentuali) rispetto alla media del rapporto debito pubblico/PIL nel biennio pre-Covid. Le linee blu che rappresentano la media europea per ciascun indicatore, suddividono i paesi europei in quattro gruppi. In particolare, i paesi nel quadrante in alto a destra presentano un debito più elevato della media europea sia in termini assoluti e sia in relazione al livello registrato durante il periodo pre-Covid.

Lo stato di precarietà dei conti pubblici imporrà al governo Bayrou di scegliere quale spesa (sociale si intende) sacrificare, avendo il presidente Macron escluso prelievi fiscali aggiuntivi per finanziare il piano di investimenti nel settore della Difesa. Simili decisioni, è probabile, ridurranno la fiducia ed il consenso degli elettori nel proprio governo.

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Nel quadro della strategia di confronto informativo (dall’inglese: Information confrontation), ciò costituirà un’ulteriore opportunità per la Federazione Russa di destabilizzazione politica della Francia. L’operazione di disinformazione dispiegata dalla Russia per legittimare l’aggressione dell’Ucraina agli occhi dell’opinione pubblica europea, ha avuto infatti tra i suoi principali bersagli la Francia, in particolare dopo che il presidente Macron, in occasione della conferenza di sostengo all’Ucraina tenutasi il 26 febbraio 2024 all’Eliseo, non ha escluso l’invio di truppe francesi sul fronte ucraino. Le dichiarazioni del presidente francese – recita il rapporto dell’agenzia francese VIGINUM[iii] che ha indagato le ingerenze informatiche estere legate all’aggressione russa dell’Ucraina – “sono state oggetto di diverse campagne coordinate volte a rappresentare la Francia isolata e responsabile di un’escalation del conflitto, screditare le forze armate francesi e a rappresentare una presunta opposizione dell’opinione pubblica francese nei confronti del capo dello stato francese”.

Nei prossimi mesi, è quindi probabile che la Federazione Russa, tramite il proprio dispositivo di influenza delle informazioni strumentalizzerà il dissenso relativo alla riduzione della spesa sociale per ostacolare il piano di riarmo francese/europeo. 

A prescindere dalle condizioni delle finanze pubbliche, occorre poi determinare se gli investimenti pubblici auspicati siano (i) efficaci ed (ii) efficienti, ovvero giustifichino una crescita significativa del debito pubblico:

Fonte: Elaborazioni personali da Eurostat. Gli investimenti fissi netti (dall’inglese: Net Fixed Capital Formation) sono calcolati sottraendo agli investimenti fissi lordi (dall’inglese: Gross Fixed Capital Formation) il consumo di capitale (dall’inglese: Consumption of fixed capital). Gli investimenti fissi netti sono calcolati in percentuale degli investimenti fissi lordi. Nel grafico è riportato il valore medio decennale (2013-2024) dell’indicatore di cui sopra. Sono raffigurati soltanto i paesi che presentano un livello di tale indicatore inferiore rispetto alla media europea.

Conclusione

Nel lungo periodo, il livello medio del debito pubblico europeo crescerà quale conseguenza dei programmi di spesa destinati al riarmo ed alla re-industrializzazione. Se incapaci di raggiungere gli obiettivi materiali (difesa ed autonomia) ed al contempo di contribuire alla crescita, la sostenibilità del debito pubblico di alcuni paesi europei potrebbe essere messa in discussione. Le misure draconiane necessarie per evitare il default non potranno che incrinare la coesione sociale ed alimentare il dissenso verso la classe dirigente nazionale e verso i progetti destinati alla difesa (economica e militare) dell’Unione Europea. Dissenso che sarà alimentato dalla Russia tramite il proprio dispositivo di disinformazione. 

[i] Il sondaggio precisa che una maggioranza degli intervistati è favorevole alla riforma o abolizione del Schuldenbrems soltanto una volta che gli è stata spiegata l’impossibilità di riorientare le risorse pubbliche attualmente disponibili verso i settori considerati da loro prioritari. Fatta questa precisione, dal sondaggio emerge che la maggioranza degli intervistati considera prioritari il settore dell’istruzione (87%), dei trasporti (675), della difesa (67%), della sanità (65%), della sicurezza interna (63%) e delle infrastrutture energetiche (53%). Gli investimenti pubblici nella protezione ambientale e nella previdenza sociale sono ritenuti prioritari da una percentuale cospicua degli intervistati ma non maggioritaria (rispettivamente 40% e 39%). 

[ii] Nel programma elettorale presentato dal CDU per le elezioni appena conclusesi si può leggere che: « Uphold the debt brake enshrined in the German Constitution (Grundgesetz). Today’s debts are tomorrow’s tax increases. ». 

[iii] Crasi delle parole francesi vigilance e numérique (in italiano “vigilanza” e “informatica”) ma più noto in italiano come Servizio di Vigilanza e Protezione contro le Interferenze Digitali Straniere, quest’agenzia è stata istituita nel 2022 per contrastare l’utilizzo della disinformazione come strumento di destabilizzazione politica.

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[iv] A supporto di tale affermazione, l’economista Daniel Gros, nell’analisi A European Sovereignty Fund -Investing in Europe’s Future and Security, fa notare che: «The overall national savings rate of the EU is higher than in the United States (US), and the investment rate of the EU has been similar to that of the US over the last decades (and the EU’s investment as a percent of GDP is now substantially higher than that of US)».



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