22 Giugno 2025
Economia Emilia Romagna al palo: la “locomotiva” non tira più


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Economia Emilia Romagna al palo, con la locomotiva che si è piantata su un binario morto. Per il secondo anno consecutivo, secondo il Rapporto annuale di Bankitalia sull’economia del territorio, l’economia locale cresce meno della media nazionale: nel 2024 si è limitata a un +0,4%, dopo il +0,1% del 2023, mentre il Paese viaggia a +0,7% (+0,8% due anni fa).

Così, una delle regioni più ricche d’Italia, abituata a guidare la classifica degli indicatori economici, si trova a inseguire, anche rispetto alla Lombardia cresciuta dello 0,7%.

A pesare, per una regione che ha fatto dell’export il suo punto di forza, è innanzitutto il calo della domanda estera, che ha fatto scendere del 2,1% le esportazioni. Le tensioni geopolitiche fanno pensare che nel 2025 saranno difficili inversioni di tendenza. Per il primo trimestre 2025, gli indicatori disponibili dicono che non ci sono segnali di recupero: «i dati di cui disponiamo con riferimento al primo trimestre – conferma il direttore della sede regionale di Bankitalia, Pietro Raffanon ci evidenziano inversione di tendenza nella dinamica della produttività».

Preoccupa soprattutto la stretta commerciale americana, visto che gli Stati Uniti sono diventati sempre più centrali nelle vendite all’estero della “via Emilia”: pesavano per il 6,9% nel 2011, sono arrivati a valere il 12,5% nel 2024. Particolarmente esposti la farmaceutica (che negli Stati Uniti concentra il 32% dell’export) e l’automotive (26%). Guardando ai settori è ripartita l’agricoltura (+5,6%) dopo il crollo nell’anno dell’alluvione (-16,4%). Fatica l’industria, che lascia per strada il 3,3% della produzione con cali che interessano soprattutto moda, metallurgia e meccanica. In controtendenza sono solo farmaceutica, alimentare e automotive.

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Viaggia ancora con il segno positivo l’economia Emilia Romagna nelle costruzioni (+1,6% il valore aggiunto), ma la crescita è meno intensa rispetto al 2023. A trainare il settore è ancora il Pnrr, che spinge soprattutto le imprese di maggiori dimensioni. Il pubblico è la ragione per cui nell’edilizia gli investimenti tengono, a fronte del calo di quelli della manifattura.

Crescita moderata dei servizi: +0,8%, in una forbice che vede il turismo proseguire su una traiettoria positiva grazie ai visitatori dall’estero mentre annaspano il commercio al dettaglio e il traffico nel porto di Ravenna.

Scende all’87%, rispetto al 91% dell’anno precedente, la quota di imprese dell’industria e dei servizi che hanno chiuso il bilancio in utile o pareggio. Salgono dello 0,5% gli occupati, per quanto meno della media nazionale (1,5%), e l’occupazione supera i livelli prepandemia grazie esclusivamente alla componente maschile. Il tasso di disoccupazione scende al 4,3%.

Il reddito disponibile delle famiglie a prezzi costanti è cresciuto dell’1%, grazie alle condizioni ancora favorevoli sul mercato del lavoro e alla riduzione dell’inflazione. Ma i consumi continuano a rallentare e crescono solo dello 0,3%, mentre accelera il credito alle famiglie soprattutto alla voce mutui grazie a un miglioramento delle condizioni di costo.

L’economia Emilia Romagna si trova a inseguire anche sul fronte della capacità innovativa: per quanto sia una delle regioni leader d’Italia, il territorio sconta ancora un divario – per quanto in attenuazione – rispetto alle regioni europee con struttura economica simile.

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