Quanti usano l’IA in Italia oggi e cosa succederà entro il 2030 – Tutti i dati

Scopri quanti italiani e aziende usano l’intelligenza artificiale oggi e le previsioni al 2030: valore economico, PMI, mercato, competenze digitali e innovazione. Scopri di più su Alessandria today.

Solo l’8% delle imprese italiane utilizza oggi l’IA, ma entro il 2030 si stima un impatto potenziale di oltre 300 miliardi di euro. Sfide, dati e prospettive del panorama nazionale.

L’introduzione di Pier Carlo Lava
L’Italia si trova oggi di fronte a un bivio: da un lato, la promessa di un futuro in cui l’Intelligenza Artificiale può generare sviluppo economico, nuovi posti di lavoro e innovazione. Dall’altro, i dati mostrano un ritardo strutturale, soprattutto nelle PMI e nella diffusione delle competenze digitali. In questo articolo analizziamo lo stato dell’adozione dell’IA nel nostro Paese e le previsioni fino al 2030, con un’attenzione particolare al potenziale inespresso che solo un piano strategico potrà liberare.

La fotografia attuale: l’IA in Italia oggi

Nel 2024, il mercato dell’Intelligenza Artificiale in Italia ha raggiunto 1,2 miliardi di euro, con una crescita del +58% rispetto all’anno precedente. Questo dato testimonia un grande interesse, ma la distribuzione dell’adozione è tutt’altro che omogenea.

Le grandi imprese guidano l’innovazione: l’81% ha almeno valutato progetti IA, e il 59% ha già attivato iniziative concrete. Di queste, ben il 53% ha acquisito strumenti di IA generativa (come ChatGPT o Copilot), ottenendo un 39% di aumento della produttività.

Ma è nelle PMI che emergono le maggiori criticità: solo l’8,2% delle imprese con più di 10 addetti utilizza l’IA, mentre il 58% dichiara un interesse generico. Le microimprese e le attività a conduzione familiare restano escluse, frenate da costi percepiti elevati e da scarsa cultura digitale.

A livello sociale, il 99% della popolazione conosce il termine “IA”, e l’89% ha sentito parlare di IA generativa, ma le competenze digitali rimangono basse: solo il 45,8% degli italiani tra i 16 e i 74 anni ha competenze digitali di base, contro il 55,5% della media UE. Al Sud, la percentuale crolla al 36,1%.

Le previsioni al 2030: il potenziale dell’IA

Le proiezioni economiche sono chiare. Secondo uno studio AWS-Public First, l’adozione dell’IA potrebbe portare +329 miliardi di euro di valore aggiunto all’economia italiana entro il 2030.

Lo scenario tracciato da Accenture è altrettanto ottimistico: +50 miliardi di euro di valore per le grandi aziende attraverso l’uso dell’IA generativa e +30 miliardi per il settore del Made in Italy. Inoltre, potrebbero crearsi oltre 300.000 nuovi posti di lavoro qualificati.

Le PMI, se riuscissero ad adottare tecnologie IA in almeno il 60% dei casi, potrebbero raddoppiare il fatturato medio e contribuire con 1.300 miliardi di euro all’economia nazionale entro la fine del decennio.

Ma a frenare questa trasformazione restano infrastrutture carenti, formazione inadeguata e un ecosistema frammentato. A livello globale, si stima che serviranno fino a 7.900 miliardi di dollari di investimenti in data center e infrastrutture per rendere l’IA davvero diffusa e accessibile.

Una riflessione

L’Italia non è in ritardo tecnologico per mancanza di idee, ma per mancanza di visione sistemica. Le potenzialità dell’Intelligenza Artificiale sono immense, ma richiedono un’azione coordinata tra Stato, imprese, università e territori. Senza un piano nazionale strutturato, il rischio è quello di aumentare il divario tra chi innova e chi resta indietro. La transizione digitale non è più un’opzione: è una necessità. Perché l’IA può essere la leva per un nuovo Rinascimento industriale e culturale, ma solo se l’intero Paese sarà messo nelle condizioni di partecipare.

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