22 Giugno 2025
Amatrice, Camerino, Norcia e Campotosto: così l’Appennino rifiorisce dalle sue radici


Otto puntate. Un viaggio lungo tre mesi che si chiude oggi. Amatrice. Norcia. Camerino. Campotosto. Cartoline dal cuore dell’Italia ferito dal sisma del 2016. Il Giornale ha raccontato il Cratere, oggi il più grande cantiere d’Europa, e le mille attività che lo rendono di nuovo vivo. Le grandi aziende e le piccole che aprono nuove produzioni, rinnovano impianti e strutture, iniettano innovazione e speranza. Imprese secolari e start up, laboratori artigiani, ristoranti e attrazioni per chi viene in visita. E poi le strade, le scuole, le infrastrutture digitali, tutto quello che serve, anzi é necessario per far ripartire un’economia altrimenti condannata ad un inesorabile declino. L’edilizia, il food, i salami e i formaggi di qualità, la straordinaria filiera del legno: fitte foreste ricoprono grandi aree del Cratere ma i mobilieri marchigiani, come i loro colleghi di tante regioni, comprano la legna all’estero. Oggi si riparte dai boschi del territorio, il legno entra con la sua eleganza a impreziosire la ricostruzione, il pellet locale scalda le abitazioni e i boscaioli ritrovano un mestiere perduto. Ancora, ecco i cammini per chi vuole battere le vie della storia e della spiritualità, innescando vacanze traboccanti di esperienze inedite. Sentieri quasi impraticabili vengono sistemati e attrezzati, ciclisti e pedoni aprono “rotte” sconosciute o dimenticate. L’offerta si allarga e si fa più sofisticata: il vecchio e il nuovo spartito compongono insieme un quadro composito, in evoluzione, proiettato verso il futuro.

È la grande sfida di questa avventura. Ci sono terremoti che sono passati alla storia per come è andata avanti la ricostruzione: male, fra scandali e ruberie, come in Irpinia, correttamente in Friuli.

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Qui si gioca un’altra partita: tirare su le case dove erano prima delle scosse, ma anche dare un’opportunità per rimanere o per tornare in questi territori, in un lembo d’Italia che vuole essere un laboratorio e un modello di sviluppo interessante per i mille borghi e i mille paesi del Belpaese che combattono contro l’inverno demografico e non vogliono rassegnarsi a scomparire un po’ alla volta dalla carta geografica.

È la grande questione su cui si sofferma nell’intervista qui sotto il Commissario Guido Castelli, il regista di questa traversata.

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Invertire il trend dello spopolamento, sfruttando l’energia creativa e il polmone finanziario del progetto NextAppennino, convogliare le risorse verso le nuove generazioni, convincendole a non disertare la chiamata della terra nativa.È il tema del Festival della Restanza e della Tornanza, tre giorni di dibattiti e di riflessioni visionarie sul futuro, che si chiude oggi a Colli del Tronto, in provincia di Ascoli Piceno.



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