22 Giugno 2025
Proposta per hub nazionali di intelligenza artificiale per supportare imprese e ricerca in italia


L’espansione dell’intelligenza artificiale in Italia passa anche dalla creazione di punti di incontro sul territorio che mettano in contatto aziende, startup e centri accademici. Antonio Paoletti, presidente della Cciaa Venezia Giulia e vicepresidente vicario di Unioncamere, ha evidenziato la necessità di diffondere Hub nazionali dedicati all’IA per favorire lo scambio di competenze tecnologiche specializzate. Questo modello, sostiene Paoletti, può dare impulso a un ambiente di collaborazione che sostiene l’innovazione e il rafforzamento delle imprese locali.

Creare hub nazionali per l’intelligenza artificiale

La creazione di Hub nazionali dedicati all’intelligenza artificiale servirebbe a superare l’attuale divario tra domanda e offerta di competenze tecnologiche sul territorio. Secondo Paoletti, questi centri dovrebbero essere distribuiti su tutto il territorio italiano per consentire un accesso più capillare a risorse e saperi in questo campo. L’obiettivo è mettere in relazione le imprese tradizionali, molte delle quali prive delle risorse necessarie per affrontare la transizione digitale, con startup innovative e centri di ricerca universitari.

Questi hub potrebbero diventare veri e propri poli dove si sviluppano progetti comuni e si condividono competenze tecnologiche, accelerando così l’adozione dell’IA in diversi comparti produttivi. La presenza diffusa sul territorio ridurrebbe inoltre gli squilibri regionali, favorendo la crescita delle realtà locali meno dotate di infrastrutture digitali e strumenti avanzati per la trasformazione tecnologica.

Le sfide delle pmi nell’adozione di IA

Le piccole e medie imprese incontrano forti limiti economici e strutturali nell’acquisizione di hardware e software necessari per sfruttare le capacità dell’intelligenza artificiale. Paoletti ha sottolineato che molte di queste imprese non hanno la disponibilità finanziaria per investire in strumenti digitali di nuova generazione, rallentando così il loro percorso verso l’innovazione.

Strumenti di supporto per le pmi secondo la carta di trieste

Per questo motivo, diventa fondamentale affiancare alle pmi una serie di strumenti di supporto esplicitati nella cosiddetta Carta di Trieste sull’IA. Questo documento, elaborato da studi professionali tramite l’associazione Studium Fidei e con il contributo dell’imprenditore digitale Manlio Romanelli, definisce strategie concrete per favorire l’adozione responsabile e coordinata delle tecnologie IA.

La Carta di Trieste è stata accolta anche dalla Camera di commercio Venezia Giulia, a testimonianza del coinvolgimento delle istituzioni locali nel promuovere interventi concreti per sostenere le imprese nel percorso di digitalizzazione. Si punta così a creare reti territoriali in cui le imprese possano accedere a servizi e competenze, rendendo meno isolata la loro crescita tecnologica e potenziando la resilienza competitiva sul piano internazionale.

Regolamentazione ed etica nell’intelligenza artificiale

Oltre agli aspetti tecnologici e di sviluppo imprenditoriale, Paoletti ha richiamato l’attenzione sulla necessità di introdurre regole chiare e strumenti di regolamentazione etica per l’uso corretto dell’intelligenza artificiale. La rapida diffusione di algoritmi sempre più complessi deve infatti confrontarsi con questioni morali che riguardano la salvaguardia dei valori umani.

Secondo il vicepresidente vicario di Unioncamere, va tutelato un “umanesimo” etico all’interno degli algoritmi, evitando che l’IA diventi uno strumento incontrollabile o che possa ledere principi fondamentali della convivenza sociale. Per questo occorre lavorare a normative e codici di condotta che orientino le imprese, i ricercatori e tutte le parti coinvolte, garantendo trasparenza e responsabilità nell’impiego di queste tecnologie.

L’attenzione all’aspetto giuridico rappresenta un passaggio imprescindibile che mira a mettere insieme innovazione e rispetto degli standard etici, evitando derive potenzialmente dannose per la società. Questo equilibrio risulta cruciale per favorire un impiego dell’intelligenza artificiale che sia vantaggioso per l’intero sistema produttivo e per il tessuto sociale.



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