
Secondo l’Osservatorio Cybersecurity & Data Protection del Politecnico di Milano, nel 2024 il 73% delle grandi aziende italiane ha subito almeno un attacco informatico. Un dato che dimostra come la cybersecurity sia ormai diventata una priorità strategica, ben oltre l’aspetto puramente tecnico. Le istituzioni europee, del resto, hanno già dimostrato di non esitare a imporre sanzioni milionarie in caso di violazioni: basti pensare alla multa da 1,2 miliardi di euro inflitta a Meta Platforms nel 2023 per irregolarità nel trattamento dei dati personali, nell’ambito del GDPR. Per quanto riguarda l’Italia, si colloca tra i primi cinque Paesi per entità delle sanzioni (237,3 milioni di euro) ed è addirittura seconda per numero di sanzioni ricevute (397), subito dopo la Spagna.
In questo contesto, le nuove normative europee DORA e NIS2, attuate rispettivamente da gennaio e maggio 2025, assumono un peso ancora maggiore. La direttiva NIS2 e il regolamento DORA introducono infatti requisiti stringenti in materia di sicurezza digitale e resilienza operativa, estesi a tutta la supply chain. Oggi, chi opera in settori strategici come finanza, sanità, pubblica amministrazione, energia o trasporti ha l’obbligo di dimostrare la conformità ai nuovi standard europei. Il mancato adeguamento non solo comporta il rischio di sanzioni, ma anche la perdita di opportunità chiave: bandi, partnership e clienti strategici potrebbero diventare irraggiungibili per chi non è in regola. Sebbene inizialmente pensate per ambiti tecnologici e finanziari, le due normative impattano oggi una vasta gamma di imprese coinvolte nei settori più disparati, dalla logistica alla sanità privata, dalla costruzione di infrastrutture alla formazione.
NIS2 e DORA: non solo obblighi, ma requisiti di accesso al mercato
In particolare, se la direttiva NIS2 impone misure di cybersecurity a tutte le aziende considerate essenziali (energia, trasporti, PA, sanità), importanti (con più di 50 dipendenti o fatturato maggiore di 10 milioni di euro, tra cui fornitori ICT, cloud e piattaforme digitali) e PMI, il regolamento DORA riguarda l’intero settore finanziario (banche, assicurazioni, fondi, fintech) e i suoi partner tecnologici. Entrambe le normative condividono però un principio chiave: la responsabilità si estende lungo la catena di fornitura. Infatti, le imprese che collaborano con partner non conformi rischiano multe, esclusione da gare e danni
reputazionali. Ecco perché la compliance non rappresenta più soltanto una scelta, ma una condizione d’accesso al mercato.
Una piattaforma per supportare le aziende: l’hub digitale di TimeFlow
Per rispondere a questa sfida, TimeFlow (timeflow.it), soluzione che automatizza ed efficienta la gestione della workforce e l’approvvigionamento di risorse nella supply chain, ha sviluppato un hub che supporta le aziende, consentendo loro di centralizzare e aggiornare in tempo reale certificazioni, policy e documentazione compliance, con audit-trail automatizzato. L’hub è pensato per aziende di ogni settore – dell’ingegneria clinica, alla consulenza, fino a Construction e BFSI – che si trovano a gestire partner e fornitori all’interno di supply chain complesse e regolamentate. Il sistema aiuta clienti e fornitori a collaborare in modo trasparente e conforme alle normative (NIS2, DORA, ESG, ISO), abbattendo il rischio di non conformità e riducendo fino all’80% il tempo dedicato agli audit.
“Il vero tema oggi non è solo la sicurezza informatica in senso tecnico, ma la capacità di dimostrare – attraverso un’infrastruttura verificabile – la propria prontezza normativa e la conformità dell’intera supply chain”, spiega Gianmarco Ferrante, Chief Compliance Officer di TimeFlow. “Per molte realtà, questo significa evitare sanzioni e restare rilevanti nei mercati regolamentati. Chi si muove ora ha un vantaggio competitivo reale e chi non dispone di un sistema compliance-ready è fuori da gare, audit e mercati a medio-alta sensibilità normativa.”
Compliance e reputazione: la nuova valuta per entrare nei mercati regolamentati
In contesti B2B sempre più selettivi, clienti, partner e regolatori chiedono fornitori già strutturati dal punto di vista normativo, in grado di garantire continuità operativa, ridurre il rischio informatico e alleggerire il carico interno di audit e controlli. Una filiera tracciabile, conforme e affidabile consente alle aziende di risparmiare tempo e risorse, evitando interventi correttivi e costi imprevisti.
Essere compliant significa però anche rafforzare la propria reputazione: un elemento chiave per accedere a partnership, bandi e progetti ad alta criticità. In mercati regolamentati come PA, finanza e grandi corporate, non è più possibile accettare fornitori “deboli” o non verificabili. La compliance è diventata, a tutti gli effetti, una condizione per entrare (o restare) nel business.
Con meno della metà delle aziende europee pienamente conformi al GDPR (49%), e una media sanzionatoria in costante crescita, le imprese che scelgono quindi di adeguarsi subito a NIS2 e DORA si posizionano come partner affidabili, riducono i costi di controllo, migliorano l’integrazione dei fornitori e consolidano la propria presenza nei mercati più esigenti. TimeFlow accompagna le organizzazioni in questo percorso con assessment dedicati, strumenti personalizzabili e un approccio pensato per ridurre gli attriti burocratici.
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