26 Giugno 2025
Acquisti di dispositivi medici: Bruxelles taglia fuori le aziende cinesi per i contratti sopra i 5 milioni di euro


Bruxelles Le aziende cinesi saranno escluse dagli appalti pubblici per la fornitura di dispositivi medici di un valore superiore ai 5 milioni di euro in tutta l’Unione europea. La misura, contenuta in un regolamento di esecuzione della Commissione, arriva dopo la chiusura dell’indagine – la prima a norma dell’“International Procurement Instrument” – che, avviata un anno fa, ha fatto luce sulle restrizioni imposte da Pechino alle imprese europee sul mercato cinese. Come anticipato a inizio mese da AboutPharma sulla base di informazioni raccolte a Bruxelles, l’obiettivo è rispondere adeguatamente alle distorsioni del mercato e alle discriminazioni dirette e indirette che avvengono al di fuori del suo territorio, ripristinando condizioni eque. Oltre all’esclusione delle offerte cinesi dalle gare di maggiore entità, viene limitata al 50% la quota di componentistica di provenienza cinese nei contratti aggiudicati. Saranno comunque previste eccezioni nei casi in cui non esistano fornitori alternativi, per evitare di mettere sotto pressione l’approvvigionamento di dispositivi medici nell’Ue. La soglia di 5 milioni di euro per le gare coinvolte copre il 60% del mercato europeo, ma esclude i piccoli ospedali, che generalmente fanno acquisti di valore più contenuto e che potranno così evitare ulteriori costi.

Una risposta decisa

Dopo un anno di trattative senza esito, e incassato il 2 giugno l’ok a maggioranza dei governi, la Commissione europea – che gestisce la politica commerciale a nome dei 27 Stati membri dell’Ue – ha deciso di intervenire. Le esportazioni cinesi di dispositivi medici verso l’Ue sono più che raddoppiate tra il 2015 e il 2023, ma secondo una relazione realizzata dalla Commissione, l’87% degli appalti pubblici del settore in Cina è stato oggetto di misure e pratiche di esclusione e discriminatorie nei confronti di ciò che è “made in EU”. Le limitazioni riguardano un’ampia gamma di prodotti sanitari, dalle mascherine ai bendaggi fino agli scanner per la risonanza magnetica. L’industria nazionale è considerata strategica e viene incentivata attraverso varie iniziative, mentre per i prodotti importati si prevede una procedura gravosa, da limitare ai casi di assoluta necessità, si legge nel report Ue. Entro la fine del decennio, Pechino prevede che gli ospedali pubblici cinesi dovranno acquistare il 95% dei dispositivi medici di fascia alta fabbricati internamente da aziende connazionali.

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La replica di Pechino

Il proposito dei paletti piantati da Bruxelles, afferma l’esecutivo Ue in una nota, è “spingere la Cina a porre fine alla discriminazione verso i prodotti sanitari fabbricati nell’Ue”. Ma la porta del dialogo con la Repubblica popolare rimane aperta, ha assicurato il commissario al Commercio Maroš Šefčovič. “L’Ue si presenta sistematicamente come il mercato più aperto al mondo, ma in realtà si sta spostando progressivamente verso il protezionismo”, ha commentato un portavoce del ministero degli Esteri cinese. La stretta arriva in un momento di forte contrapposizione commerciale con la Cina, culminata con l’adozione di balzelli sull’importazione di e-car fino al 35,3% e a poche settimane da un summit Ue-Cina, previsto a fine luglio a Pechino, in occasione dei 50 anni di relazioni diplomatiche. E mentre l’industria farmaceutica globale si trova nell’occhio del ciclone, temendo l’impatto a catena dei dazi minacciati dagli Stati Uniti.



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