27 Giugno 2025
Italia sempre più attrattiva per gli investimenti spagnoli: +8,5% nel 2023 e 77 mila nuovi posti di lavoro




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L’Italia piace sempre di più agli investitori spagnoli. Nel 2023 gli Investimenti Diretti Esteri (Ide) provenienti da Madrid sono cresciuti dell’8,5%, toccando quota 16,9 miliardi di euro e contribuendo alla creazione di oltre 77 mila posti di lavoro. Un segnale chiaro: le imprese spagnole non solo scelgono il mercato italiano, ma lo considerano strategico nel medio-lungo periodo.

A certificarlo è la seconda edizione del «Barometro sugli investimenti spagnoli in Italia», presentato a Roma dalla Camera di Commercio di Spagna in Italia e da Analistas Financieros Internacionales (AFI) e moderato dal direttore di MF-Milano Finanza, Roberto Sommella. 

«Il Barometro che presentiamo ci permette di evidenziare le buone relazioni tra i due Paesi e tra le aziende di entrambi, per confermare la sinergia tra il tessuto imprenditoriale spagnolo e italiano», ha dichiarato l’Ambasciatore di Spagna in Italia, Miguel Fernández-Palacios.

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Madrid al sesto posto per flussi verso l’Italia

Nel 2023, i flussi di Investimenti Diretti Esteri spagnoli verso l’Italia sono cresciuti di circa il 60% su base annua. Tuttavia, nel 2024 il ritmo si è attenuato, registrando una contrazione del 15,4%, con un valore complessivo pari a 461 milioni di euro.

Dal 1993, l’Italia ha accumulato un totale di 28.743 milioni in flussi lordi spagnoli, equivalenti al 2,7% del totale degli investimenti esteri della Spagna. Secondo i dati della Banca d’Italia, Madrid si colloca al sesto posto tra i Paesi con i maggiori flussi di Ide in Italia, con 10.538 milioni di dollari tra il 2013 e il 2023.

Dove vanno gli investimenti: al primo posto le Tlc

Storicamente, gli investimenti spagnoli si sono distribuiti su più comparti: Telecomunicazioni (14,3% del totale), Fornitura di energia (11,1%), Assicurazioni, riassicurazioni e fondi pensione (10,9%) e Commercio all’ingrosso (10%).

Nel 2023, le Telecomunicazioni hanno rappresentato la fetta più ampia degli IDE spagnoli in Italia, con un’incidenza del 31,4% e un volume pari a 5.302 milioni di euro. Ne è un esempio Retelit, la cui presidente, Roberta Neri, nel corso dell’evento ha ricordato che «l’azienda ha recentemente sottoscritto un accordo preliminare per l’acquisizione degli asset e delle attività italiane di Bt Italia che nel 2024 hanno generato ricavi per circa 160 milioni e ha affiancato il Mef nell’operazione Sparkle». 

Nello stesso anno, il comparto della fabbricazione di prodotti informatici ed elettronici ha registrato un forte interesse da parte degli investitori, rendendo l’Italia il principale Paese di destinazione, con il 29% dello stock totale. Nel 2024, i capitali spagnoli si sono diretti soprattutto verso il settore della Fornitura di energia, che ha ricevuto 165 milioni di euro (35,8% del totale), e verso l’Industria della carta, con 151 milioni (32,8%).

Urso: investimenti esteri sono leva imprescindibile per crescita

«Gli investimenti diretti esteri rappresentano una leva strategica imprescindibile per la crescita, la competitività e la leadership globale del nostro Paese e la solida relazione tra Italia e Spagna testimonia l’efficacia delle politiche di supporto alle imprese», ha dichiarato Adolfo Urso, ministro delle Imprese e del Made In Italy.

Intervento seguito da quello di Luis Planas, il ministro dell’Agricoltura, della Pesca e dell’Alimentazione spagnolo che ha sottolineato l’importanza di questo rapporto, che «si consolida come una guida indispensabile per orientare le decisioni imprenditoriali e le politiche pubbliche tra i due Paesi».

Lo studio evidenzia che oltre il 60% delle imprese intervistate ritiene che l’evoluzione recente dell’immagine del tessuto imprenditoriale spagnolo in Italia abbia un impatto positivo sulla propria attività, e più del 50% delle imprese prevede un aumento del numero di dipendenti e dell’esecuzione di nuovi progetti di investimento in Italia, principalmente in Lazio e Lombardia. La maggioranza (95%) delle imprese spagnole intervistate considera il mercato italiano strategico e l’85% prevede di rimanere nel Paese almeno per i prossimi cinque anni. (riproduzione riservata) 

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