27 Giugno 2025
Corridoi lavorativi per rifugiati: l’Italia apre a nuove strade


L’Italia si conferma tra i Paesi più innovativi nel campo dell’accoglienza e dell’integrazione. E’ stato firmato il nuovo protocollo d’intesa per i corridoi lavorativi per rifugiati e apolidi. Sottoscritta da Ministero dell’Interno, Ministero degli Esteri, Ministero del Lavoro, UNHCR, Diaconia Valdese, Pathways International e Talent Beyond Boundaries. l’iniziativa, è stata possibile grazie alla Legge 50/2023. Legge che consente a rifugiati già qualificati e residenti in Paesi terzi di arrivare in Italia con un visto per motivi di lavoro, dopo un percorso di formazione mirato.

Quattro progetti attivi

Sono già quattro i progetti attivi, che coinvolgono 70 rifugiati provenienti da Colombia, Egitto, Uganda e Giordania. Sono destinati a essere inseriti nei settori aeroportuale, cantieristico navale, informatico e orafo. Tra questi, “ReadyForIT” forma 25 rifugiati in Uganda per il settore IT, con aziende come Accenture e DedaGroup pronte ad assumerli. “Navigare nel futuro” coinvolge 240 persone in Egitto nella cantieristica navale. “Goldsmith for Italy” porterà 10 rifugiati giordani a lavorare nell’oreficeria italiana. Mentre “Wings for a new future” prevede l’inserimento di 40 rifugiati colombiani nel settore aeroportuale romano.

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Una best practice internazionale

Questi percorsi rappresentano una best practice internazionale, con l’obiettivo di estendere il modello ad altri settori e Paesi. L’Italia è tra i primi Stati al mondo a prevedere canali regolari di ingresso lavorativo per rifugiati, sia attraverso quote ordinarie sia tramite il canale “extra quota”. Canale che consente alle aziende di assumere direttamente rifugiati formati all’estero.

In un mondo in cui oltre 122 milioni di persone sono costrette a fuggire da guerre e persecuzioni, i corridoi lavorativi offrono una risposta concreta e sicura. Valorizza le competenze dei rifugiati e risponde al fabbisogno di manodopera delle imprese italiane. Come ha dichiarato Chiara Cardoletti, rappresentante UNHCR per l’Italia, “i corridoi lavorativi uniscono protezione e possibilità, mettendo al centro la persona e le sue potenzialità”.

L’iniziativa si inserisce nel quadro del Global Compact on Refugees.



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