
Il presidente della Federazione Francesco Cognetti: «Sono necessarie nuove figure per la scienza e sempre più difficili da trovare. Troppo dilatati i tempi per l’approvazione degli studi clinici»
Quarti nell’Unione Europea per numero di studi clinici condotti dal 2022 a oggi. Un ottimo piazzamento per l’Italia che si piazza – considerati gli investimenti scarni per la ricerca – al diciottesimo posto in Europa. Ogni anno sono 2.860 i miliardi stanziati per il sostegno alla scienza biomedica rispetto ai 22 del budget complessivo per ricerca e sviluppo. Nel mondo siamo tra i più parsimoniosi.
La denuncia è del Foce, la confederazione di oncologi, cardiologi e ematologi che ogni anno non manca di monitorare le dimensioni di un’attività capace di dare grande lustro a un Paese, se coltivata con i dovuti fondi. «Servono più finanziamenti, personale e coordinazione fra centri», per valorizzare un settore considerato un’eccellenza», è la sintesi del presidente Foce, Francesco Cognetti.
Oggi a Roma l’associazione è tornata a pungolare il governo chiedendo di intervenire sui «problemi strutturali». Non mancano soltanto soldi. Vi è una forte carenza di personale specializzato: data manager, infermieri, bioinformatici, nuove figure necessarie alla scienza e sempre più difficili da trovare. E poi i tempi dilatati per l’approvazione degli studi clinici. Per poter partire, una sperimentazione deve superare un percorso a ostacoli compresi i ritardi dei comitati etici. Il risultato è il calo dei trial indipendenti, sganciati dalle aziende farmaceutiche. Solo il 39% delle risorse provengono da finanziamenti pubblici mentre le industrie mettono a disposizione 1,3 miliardi. Nell’oncologia in particolare il 20% degli studi sul cancro sono no profit mentre il restante 80% è sponsorizzato.
Le cure innovative spesso non arrivano ai pazienti italiani con tempismo anche se promettono di dare un impulso al contrasto della malattia. Di media passano 500 giorni dall’approvazione dei nuovi farmaci da parte dell’Ema, l’agenzia europea, al via libera in Italia. Poi bisogna aspettare ancora prima che entrino nei prontuari terapeutici regionali di cui Foce chiede l’abolizione per rendere accessibili le cure innovative ai pazienti italiani contemporaneamente, senza svantaggi a seconda di dove ci si cura.
Critiche anche nei confronti dei nuovi componenti del Comitato etico nazionale per le sperimentazioni cliniche di terapie avanzate e prodotti di ingegneria tissutale: «Il livello degli esperti nominati è nettamente inferiore rispetto al comitato precedente per indici bibliometrici e attinenza con la materia da trattare».
Giuseppe Ippolito, professore alla Medical University di Roma mette in primo piano il fenomeno della «ricerca duplicativa». Troppi studi sono copia gli uni degli altri, con conseguente spreco di risorse. Per Cognetti c’è ancora troppa frammentazione di finanziamenti e attività. In Italia sono 54 gli istituti di ricovero e cura a carattere scientifico (IRCCS) ma a fronte di un aumento di finanziamenti pubblici non è stata registrata la crescita di centri e numero di pazienti coinvolti. Mentre altre strutture sono in procinto di essere riconosciute col rischio di dispersione delle forze.
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