6 Luglio 2025
crescono turismo e servizi, in calo prestiti alle imprese ed esportazioni


Nel 2024 la Sicilia ha registrato una crescita del Prodotto interno lordo (Pil) pari all’1,3%, un dato che ha superato la media del Mezzogiorno e dell’Italia. A certificarlo sono le elaborazioni del Centro Studi Assoesercenti su dati della Banca d’Italia, in linea con quanto riportato nel rapporto annuale “L’economia della Sicilia” pubblicato da Palazzo Koch.

Nonostante l’apparente slancio, tuttavia, la ripresa economica dell’isola non appare ancora strutturale: il valore aggiunto regionale resta infatti inferiore di oltre quattro punti percentuali rispetto ai livelli precedenti la crisi del 2008.

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L’analisi dettagliata dell’ITER (Indicatore Trimestrale dell’Economia Regionale) mostra come il tessuto economico siciliano stia attraversando una fase di transizione.

La produttività del lavoro ha fornito un contributo positivo, crescendo dell’1,6%, ma quasi esclusivamente grazie alla produttività totale dei fattori, mentre l’intensità del capitale è rimasta stabile. Si tratta di un segnale che indica una ripresa trainata più dall’efficienza dei processi che da nuovi investimenti infrastrutturali o tecnologici

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Sul piano demografico, la Sicilia ha perso il 4% della popolazione tra il 2007 e il 2023, con un calo dell’1,7% nella fascia in età lavorativa: un dato che incide pesantemente sul potenziale di crescita futura.

Nell’industria oltre il 70% delle imprese risulta in utile, ma il 60% prevede una riduzione degli investimenti nel 2025, a causa dell’incertezza geopolitica e della carenza di manodopera qualificata. Il settore delle costruzioni ha beneficiato degli investimenti pubblici legati al Pnrr, con 2,2 miliardi di euro in gare bandite. Tuttavia, solo meno della metà degli interventi risulta effettivamente avviata, segno di un rallentamento burocratico e amministrativo.

Il comparto turismo e servizi continua a trainare l’economia regionale, con un +5,1% di presenze turistiche e una forte crescita dei pernottamenti stranieri. La spesa turistica internazionale ha avuto un impatto positivo anche sul commercio. Il traffico aeroportuale è cresciuto del 10,3%, quello portuale ha rallentato.

Il numero degli occupati è aumentato, con una riduzione del tasso di disoccupazione, pur ancora elevato. La crescita ha interessato anche le figure più qualificate, ma la Sicilia resta indietro rispetto alla media nazionale per quota di lavoratori ad alta formazione.

exportLe esportazioni regionali sono diminuite complessivamente dell’8,3%, trascinate in basso dal comparto petrolifero (-15,2%), che rappresenta ancora il 60% dell’export. Le esportazioni non petrolifere sono invece cresciute del 3,3%, trainate dalla chimica (+20%). Preoccupano le nuove barriere commerciali statunitensi, che potrebbero penalizzare l’agroalimentare e l’elettronica.

I prestiti alle imprese sono scesi del 3,5%, mentre è aumentato il ricorso all’autofinanziamento. Cresce la liquidità delle imprese. Le start-up innovative siciliane, 1.251 in totale tra il 2012 e il 2024, si concentrano nei servizi ad alta intensità di conoscenza, ma restano ancora marginali. La liquidità delle imprese è aumentata, grazie alla crescita dei depositi.

Per il presidente di Assoesercenti, Salvo Politino, “Il 2024 segna una fase di recupero, ma non ancora di svolta. La scarsità di manodopera qualificata, l’inerzia nella digitalizzazione e la fragilità degli enti locali sono i principali ostacoli a una crescita duratura”.

 

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 L’economia della Sicilia: i dati principali di Banca d’Italia

 

Nel 2024 l’economia siciliana ha registrato una crescita del prodotto interno lordo pari all’1,3%, un dato superiore alla media del Mezzogiorno e dell’intero Paese, secondo quanto rilevato dall’indicatore trimestrale dell’economia regionale (ITER) elaborato dalla Banca d’Italia.

Tuttavia, la performance dell’isola è risultata meno brillante rispetto al 2023 e, soprattutto, non ha ancora consentito di colmare il divario con i livelli pre-crisi del 2008-2009. Un limite strutturale che distingue la Sicilia dal resto dell’Italia, dove invece i livelli pre-crisi sono stati pienamente recuperati.

Riportiamo i dati principali del bollettino di Banca d’Italia su “Economia in Sicilia” pubblicato il 25 giugno.

Banca d’Italia

Imprese tra resilienza e incertezza

Il 2024 è stato un anno complesso per il sistema produttivo siciliano. L’agricoltura ha subito un duro colpo a causa della siccità persistente, con contrazioni rilevanti nei comparti cerealicolo e delle coltivazioni arboree. Al contrario, l’industria ha mostrato segnali di tenuta: le aziende con fatturati in crescita hanno superato quelle in difficoltà e si è registrato un aumento delle ore lavorate.

Gli investimenti industriali sono rimasti stabili rispetto al 2023, ma hanno beneficiato degli incentivi pubblici, indirizzandosi in larga parte verso l’adozione di tecnologie avanzate e l’efficientamento energetico. Tuttavia, le previsioni per il 2025 appaiono incerte, complice l’instabilità geopolitica e il clima economico sfavorevole.

Sul fronte dell’export, la Sicilia ha registrato un calo complessivo: il crollo delle esportazioni petrolifere è stato solo parzialmente compensato dall’aumento in altri settori. In particolare, si temono effetti negativi dalle nuove barriere tariffarie imposte dagli Stati Uniti verso i prodotti europei, che rischiano di penalizzare le vendite siciliane di beni agroalimentari, petroliferi ed elettronici.

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Nel settore delle costruzioni la crescita è proseguita, seppur a un ritmo più contenuto, trainata dagli investimenti pubblici, in particolare dalle opere legate al Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR). Anche il terziario ha mantenuto un andamento positivo, pur rallentando rispetto all’anno precedente. Il turismo, sostenuto dalla domanda estera e dalla ripresa del traffico aereo, ha rappresentato un motore significativo per il comparto.

Un cenno particolare va alle start-up innovative, che in Sicilia restano meno numerose rispetto alla media nazionale, ma sono fortemente concentrate nei servizi ad alta intensità di conoscenza. Queste realtà contribuiscono in modo rilevante alla produzione brevettuale regionale, indicando un potenziale importante per il futuro, ancora poco valorizzato.

Nonostante un contesto complesso, la redditività aziendale si è mantenuta positiva per la maggior parte delle imprese. Il costo del credito è diminuito, in linea con l’allentamento della politica monetaria, ma ciò non ha favorito un’espansione dei finanziamenti, che risultano ancora in calo. Il nodo resta la debolezza della domanda di prestiti, segno di una generale prudenza negli investimenti.

 

Mercato del lavoro: cresce l’occupazione, resta il divario

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Valle dei Templi

Il mercato del lavoro siciliano ha mostrato segnali positivi, con un aumento dell’occupazione più marcato rispetto alla media italiana e meridionale. La crescita ha interessato sia il lavoro autonomo che, in misura minore, quello dipendente. Nel settore privato il saldo tra assunzioni e cessazioni è rimasto positivo, sebbene inferiore a quello registrato nel 2023.

Anche il numero di persone in cerca di occupazione è calato in modo significativo, contribuendo a una diminuzione del tasso di disoccupazione. Tuttavia, quest’ultimo resta ancora circa il doppio rispetto alla media nazionale, evidenziando le persistenti difficoltà di accesso al lavoro.

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Il miglioramento occupazionale ha coinvolto anche le figure più qualificate, ma la loro incidenza sulla forza lavoro regionale resta bassa rispetto alla media del Paese. Secondo la Banca d’Italia, si tratta di professionalità che nei prossimi anni potrebbero essere tra le più esposte all’impatto delle tecnologie emergenti, in particolare quelle legate all’intelligenza artificiale.

 

Famiglie: consumi in crescita, mutui in ripresa

Il rafforzamento del mercato del lavoro ha avuto riflessi positivi anche sulle famiglie siciliane. Il reddito è cresciuto anche in termini reali, sostenuto da un’inflazione contenuta. Di conseguenza, i consumi sono aumentati con una dinamica più intensa rispetto alla media nazionale.

Anche l’accesso al credito da parte delle famiglie ha segnato un’espansione, soprattutto grazie alla tenuta del credito al consumo. Dopo il calo del 2023, nel corso del 2024 sono tornate a crescere anche le nuove erogazioni di mutui per l’acquisto di abitazioni, spinte dalla ripresa della domanda e dal calo dei tassi d’interesse registrato nella seconda metà dell’anno.

 

Credito e digitalizzazione

banca mutui casaIl mercato del credito continua però a mostrare segnali di debolezza. I finanziamenti al settore privato non finanziario si sono ulteriormente ridotti. La rischiosità del credito è lievemente peggiorata, con un aumento dei nuovi prestiti deteriorati, in particolare tra le imprese dei servizi.

In parallelo, è proseguito il processo di ridimensionamento della rete fisica degli sportelli bancari.

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A compensare questo fenomeno, tuttavia, vi è stato un rafforzamento significativo dell’uso delle tecnologie digitali nei rapporti tra banche e clientela, segno di una trasformazione strutturale nel settore dei servizi finanziari.

 

Finanza pubblica decentrata: luci e ombre

Dal punto di vista della finanza pubblica locale, il 2024 ha visto un aumento della spesa corrente primaria da parte degli enti territoriali siciliani, con un’estensione in tutte le sue componenti. Al contrario, la spesa in conto capitale ha subito una riduzione, in particolare per quanto riguarda i contributi a famiglie e imprese, così come gli investimenti fissi, che comunque restano elevati in un’ottica storica.

Un dato significativo riguarda il PNRR: oltre l’80% delle risorse assegnate ai soggetti attuatori pubblici in Sicilia risultava aggiudicato, ma i lavori effettivamente avviati o conclusi ammontavano a meno della metà delle gare espletate. Il gap tra progettazione e realizzazione resta dunque un freno importante all’efficacia della spesa pubblica.

Nel complesso, le entrate degli enti territoriali sono aumentate, contribuendo a migliorare le loro condizioni finanziarie. Tuttavia, persistono fragilità strutturali nei bilanci comunali, in particolare per quanto riguarda la scarsa capacità di riscossione e la limitata ampiezza delle basi imponibili.

 

FONTE DATI: N. 19 – L’economia della Sicilia – Rapporto annuale

 

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NOTA METODOLOGICA: Rapporti-annuali-regionali-Note-metodologiche



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