12 Luglio 2025
Credit Agricole sfida Unicredit e punta a salire oltre il 20% in Banco Bpm


Chiesta l’autorizzazione alla Bce: “Non vogliamo il controllo” ma la mossa complica ulteriormente l’Opa di UniCredit e riaccende il risiko bancario

Nuova mossa nel risiko bancario italiano. Crédit Agricole torna protagonista nella partita per Banco Bpm. Il gruppo francese ha annunciato di voler salire oltre il 20% del capitale della banca guidata da Giuseppe Castagna e ha già ottenuto il via libera dal proprio consiglio di amministrazione per chiedere l’autorizzazione alla Banca Centrale Europea. L’istituto transalpino detiene attualmente il 19,8% di Banco Bpm e si prepara a consolidare la propria partecipazione, senza tuttavia puntare al controllo dell’istituto, oggi sotto Opa ostile da parte di UniCredit.

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“Non intendiamo acquisire né esercitare il controllo su Banco Bpm”, ha ribadito Crédit Agricole in una nota, chiarendo che l’operazione avverrà nel rispetto della soglia che fa scattare l’opa obbligatoria (il 30%). Non è prevista nemmeno la richiesta di un posto nel consiglio di amministrazione della banca italiana.

Le ragioni dietro la mossa di Crédit Agricole

Dietro l’intenzione di superare il 20% ci sarebbero ragioni principalmente contabili e strategiche. Fonti vicine al dossier spiegano che la mossa è motivata dalla necessità di evitare che la volatilità del titolo Banco Bpm impatti sul bilancio consolidato di Crédit Agricole. Superando la soglia del 20%, il gruppo francese potrà infatti qualificare la propria partecipazione come “influenza significativa” e adottare il metodo del patrimonio netto nella contabilizzazione.

Un’operazione, quindi, che riflette una logica di lungo periodo. Crédit Agricole si conferma partner industriale stabile e punta a rafforzare la propria posizione senza modificare gli equilibri di governance della banca milanese.

Crédit Agricole complica i piani di UniCredit su Banco Bpm

Il rafforzamento della posizione francese arriva in un momento delicato per UniCredit. L’istituto guidato da Andrea Orcel è ancora in attesa della sentenza del Tar del Lazio sul ricorso contro l’intervento del governo tramite il golden power, che ha ostacolato il tentativo di acquisizione di Banco Bpm. Nel frattempo, l’offerta pubblica di scambio lanciata da UniCredit appare sempre più in salita: “Mi sembra un’offerta del tutto insoddisfacente, gli azionisti lo hanno capito e infatti non vi sono adesioni”, ha dichiarato il presidente di Banco Bpm, Massimo Tononi, a margine dell’assemblea ABI 2025.

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Agricoltura

 

La possibilità che Crédit Agricole possa spingersi fino al 29% – pur restando sotto la soglia Opa – complica ulteriormente il piano di Orcel, che punta a una quota di controllo del 66%. La presenza ingombrante del gruppo francese rende quasi inevitabile un confronto diretto, anche alla luce dell’alleanza tra le due banche nella gestione del risparmio, il cui rinnovo è previsto per il 2027.



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