
Doccia fredda per l’economia nazionale e veneta, con la lettera del presidente degli Stati Uniti Donald Trump che oggi 12 luglio ha comunicato l’avvio di dazi sui prodotti europei al 30% dal 1 agosto.
Tutte le categorie economiche in queste settimane avevano ripetuto che anche un’imposizione di dazi al 10% (cui puntava il governo italiano nelle trattative) avrebbe avuto un impatto enorme nell’economia.
Proprio oggi l’ufficio studi della Cgia di Mestre aveva comunicato che dazi al 10% sarebbero costati al Veneto 500 milioni di euro circa di mancate esportazioni. 1,5 miliardi di euro se si fosse arrivati a tariffe del 20%. Sono stime che sono state riprese dalle elaborazioni fatte qualche mese fa dall’Ocse; importi che non includevano l’impatto economico di eventuali tariffe che potrebbero essere applicate su singoli prodotti merceologici. È andata molto peggio di così, con un 30% che chiude per larga parte il mercato americano alle merci europee. Sempre la Cgia di Mestre stima a questo punto che il costo sarà di almeno 4 miliardi.
Il Veneto è stata in questi anni una regione con una buona vocazione all’export verso gli USA (nel 2024 la dimensione economica è stata pari a 7,2 miliardi di euro). I beni più venduti sono l’occhialeria/prodotti farmaceutici, le bevande (vini) e la gioielleria. La prima provincia veneta è Vicenza che si colloca al sesto posto a livello nazionale. Tra macchinari, componentistica auto e oro, nel 2024 le vendite negli USA hanno toccato i 2,2 miliardi di euro. Tra le province venete seguono Treviso con 1,3 e Padova con 1,2.
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