14 Luglio 2025
INFLUENCER IN CRISI? Fiducia in calo, compensi dimezzati. Intanto i creator diventano imprese e… ecco cosa sta succedendo – MOW


Il mercato dell’influencer marketing cresce ma i compensi individuali crollano: Facebook -5,5%, YouTube -6,5%, celebrity -19%. La verità? Più del 60% guadagna meno di 100mila euro l’anno. La differenza è semplice: l’influencer emula, il creator elabora. Crolla il primo, esplode il secondo

Gli influencer sono in saldo. A prezzo pieno restano solo i creator. Crollano i compensi. Crolla la fiducia. Crolla l’aura. Gli influencer non influenzano più: vendono. E, come ogni merce, sono soggetti alla legge del mercato. Secondo il nuovo report di DeRev 2025, il mercato dell’influencer marketing italiano cresce, certo: 385 milioni di euro (+4,05% rispetto al 2024). Ma i compensi individuali? In calo verticale. Facebook –5,5%, YouTube –6,5%, TikTok –2,03%. E non è solo una questione di algoritmi impazziti. È una questione di rilevanza che evapora. Solo Instagram resiste al naufragio (+0,43%), ma con un caveat: a funzionare sono i creator “medi”, quelli tra i 10.000 e i 300.000 follower. I micro spingono (+33%), i mid-tier crescono (+8%). I nano e i macro scendono. E le celebrity? Perdono fino al 19% del valore. Un disastro in smoking. Non ce l’hanno detto, ma ce ne siamo accorti. L’influencer da mezzo milione l’anno, con villa in Costa Smeralda e sfilata a Parigi, non è mai stato la regola. È stata la bugia venduta al pubblico (e ai brand). La realtà – dati alla mano – è questa: nel 2025, più del 60% degli influencer guadagna meno di 100.000 euro l’anno. Molti faticano a pagare le tasse. Altri si affannano tra sponsorizzazioni sottopagate e format copiati. Si vive di contenuti, ma spesso si sopravvive di vanity metrics.

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L’influencer emula, il creator elabora. L’uno ripete, l’altro costruisce. È qui la differenza sostanziale che oggi determina il valore di mercato. I brand non cercano più la foto col caffè sulla spiaggia, ma chi sa dare senso alle cose. Lo ha capito il mercato, lo confermano i dati. Il pubblico è saturo di filtri, ma assetato di narrazioni autentiche. I creator sono diventati piccole media company verticali: scrivono, editano, si autoproducono. Hanno KPI, insight, dashboard personali. Non sono più contenitori vuoti di fama. Sono contenuti che respirano. Nel report DeRev si legge tra le righe un dato inquietante: la quantità non salva più. Né follower, né visualizzazioni. I brand (almeno quelli seri) chiedono altro: tasso di conversione, engagement pulito, coerenza narrativa. Perché è vero: tutti vogliono visibilità, ma non a ogni costo. In parallelo, i creator stanno diventando start-up individuali. Monetizzano su più fronti: affiliazioni, Nft, e-commerce, Patreon, Substack. Non si affidano più solo all’algoritmo: costruiscono asset. Gli influencer aspettano la campagna. I creator progettano l’ecosistema. Chi non si evolve è tagliato fuori. Chi non sa costruire senso, sarà sostituito da una dashboard. Chi vive di contenuti leggeri finirà schiacciato da chi produce contenuti legittimanti. Chi influenza davvero chi? Nel 2025, non basta essere ovunque, serve saper restare nella mente delle persone. Gli influencer passano. I creator restano. E allora forse vale la pena chiederci: “Se tutti possono ‘influenzare’, chi ha davvero il potere di farsi ascoltare?”.





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