
È ufficiale.
È arrivata il 21 maggio l’approvazione formale dei prestiti europei per il settore armi.
“Un passo importante verso un’Europa più forte” commenta su X il presidente del Consiglio europeo, Antonio Costa.
“Mantiene gli impegni assunti dai leader dell’Ue a marzo, aiutando gli Stati membri a investire congiuntamente nella difesa europea e a rafforzare la nostra sicurezza comune”, conclude Costa.
Safe
Il piano si chiama “Safe” e prevede di raccogliere 150 miliardi.
Questi saranno erogati sotto forma di prestiti diretti, per gli Stati membri che ne faranno richiesta, e sono garantiti dal bilancio Ue.
Quando si parla di armi infatti sforare i limiti di spesa fino all’1,5% del Pil non è più un problema.
Continua invece ad esserlo investire in scuola, sanità e infrastrutture.
Gli acquisti ammissibili
Safe prevede procedure d’appalto comuni semplificate e accelerate, per due categorie di prodotti ammissibili.
Da un lato munizioni e missili, sistemi di artiglieria, capacità di combattimento terrestre e relativi sistemi di supporto, piccoli droni e sistemi anti-drone, sistemi di protezione delle infrastrutture critiche e per la mobilità militare.
Dall’altro: sistemi di difesa aerea e missilistica, capacità marittime di superficie e subacquee, droni, sistemi per il trasporto aereo strategico e per il rifornimento in volo, risorse e servizi spaziali, ma anche sistemi di intelligenza artificiale.
Il supporto alle imprese europee
Tali sistemi di morte dovranno essere in maggioranza acquistati da aziende europee, privilegiando le piccole e medie imprese.
È stato infatti deciso che il costo dei componenti provenienti da paesi terzi, non deve superare il 35%.
Un’altra contraddizione propria dell’Unione, che in ogni altro settore ostacola e disincentiva l’economia dei Paesi membri, ma quando si tratta di armi propone un incoerente protezionismo.
Il motivo però è solo uno, l’economia dell’Unione non è mai stata così in crisi e l’unica brillante idea avanzata dalla Commissione è il riarmo.
Gioisce Goldman Sachs, che stima un aumento del PIL dello 0,6% e un rallentamento dell’inflazione.
Meno entusiasta il vicepresidente della BCE, Luis de Guindos, che avverte: l’aumento della spesa per la difesa peggiorerà i saldi in bilancio.
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