25 Maggio 2025
Le aziende fanno leva sulla creatività




Made in Italy. Made in Appennino centrale. Uno slogan ma anche molto di più: soldi, risorse, imprese che hanno resistito alla doppia onda del terremoto e del Covid, e ora rilanciano. Cucine e piani di lavoro fra i fornelli, salumifici e maglieria ai confini del lusso. Ma si potrebbe zigzagare a lungo fra i borghi e le contrade del Cratere per esplorare lo straordinario talento di un pezzo dell’imprenditoria italiana che cresce, si modernizza ed esporta, portando in alto i colori della creatività tricolore.

Finanziamenti e agevolazioni

Agricoltura

 

NextAppennino è il motore di questa rinascita: 565 milioni di finanziamenti mirati, distribuiti a 1.400 imprese con i fondi complementari al Pnrr. Nessuna logica assistenziale o carità lacrimosa, ma piuttosto l’aiuto dello Stato per chi ha ingranato la quinta.

«Noi abbiamo avuto qualche danno dal terremoto del 2016 – spiega Anna Rita Forti, vicepresidente della Marmo Idea 4.0 di Colli del Tronto – , poi è arrivato il Covid e la cucina, il nostro regno, è diventata il rifugio di milioni di famiglie imprigionate in casa. Il lavoro è aumentato, pur fra le difficoltà di approvvigionamento dei materiali, e noi abbiamo deciso di correre la sfida per uscire dalla dimensione artigianale e darci un profilo industriale. Così con l’aiuto del Commissario Straordinario al sisma Guido Castelli abbiamo investito nell’acquisto e ristrutturazione di un vecchio capannone alla periferia di Ascoli Piceno, il nostro nuovo quartier generale completamente automatizzato, dove realizzare top da cucina per i grandi marchi del settore».

Da Ascoli Piceno si va a Treia, in provincia di Macerata e si arriva alla Lube, brand noto in tutto il mondo e sponda nella filiera per la Marmo Idea 4.0. Anche qui hanno afferrato l’opportunità e scommesso sul domani: sta prendendo forma il nuovo stabilimento, con una spesa di 44 milioni, 27 per i macchinari all’avanguardia. «Il 2024 – racconta l’amministratore delegato Fabio Giulianelli – si è chiuso con un fatturato di oltre 285 milioni, puntiamo nel 2025 a tagliare il traguardo dei 300 milioni. Per questo è necessario adeguare la nostra capacità produttiva con un progetto all’altezza delle sfide tecnologiche e commerciali del mercato globale». Ecco dunque, Lube for future, l’edificio in fieri e il distretto del mobile marchigiano esportato in tutti i continenti. Grandi e piccoli insieme, dunque, nel segno dell’innovazione e della sostenibilità.

«Da un evento catastrofico – osserva il ministro del Made in Italy Adolfo Urso che ha appena promosso un evento con otto eccellenze di queste terre – nel luogo più sfidante e difficile sono nate storie di successo realizzate dalle imprese italiane. Questo ci incoraggia a proseguire sulla strada del Sistema Paese: pubblico e privato insieme, per far risorgere la speranza nei giovani, perché restino in Italia a costruire il loro futuro».

Dilazione debiti

Saldo e stralcio

 

Sulla stessa linea il Commissario Castelli, regista del rinascimento di queste terre, segnate dal sisma del 2016. «L’Appennino centrale non è solo un luogo di grande bellezza, ma è anche caratterizzato da un tessuto imprenditoriale sano, vivace e tenace che può contare su aziende di assoluto livello, capaci di coniugare tradizione e innovazione».

Aziende come la Sa.No. Salumi di Accumoli, nel Reatino, e il maglificio Gran Sasso, di Sant’Egidio alla Vibrata in provincia di Teramo. «Accumoli è stata devastata dal sisma – afferma Pierluigi Pecchia, amministratore delegato di Sa.No. Salumi -, la popolazione ha dovuto lasciare le case e rifugiarsi nelle tendopoli. Ma noi, pur fra criticità, siamo ripartiti subito. Le abitazioni non c’erano più, ma c’era il lavoro, e moltissime famiglie hanno tenuto duro senza abbandonare la propria terra». Sa.No. Salumi firma due prodotti simbolo della zona: il guanciale amatriciano e il prosciutto amatriciano IGP. «Ora – prosegue Pecchia – realizziamo opere e macchinari, anche grazie alle agevolazioni di NextAppennino pari a 987mila euro, per tenere il passo di un mercato sempre più esigente. E per rafforzarci come presidio del territorio».

Ecco, infine, il maglificio Gran Sasso, icona del Made in Italy, alle porte del Cratere da cui provengono molti lavoratori. «Ci muoviamo nel segmento alto dell’affordable luxury, il lusso accessibile – dice Gianluca Di Stefano, espressione della proprietà- e il nostro fatturato ha avuto un’impennata, dai 47 milioni del 2021 ai 76 del 2024. Abbiamo numeri da grande gruppo, ma le mani restano quelle, abilissime, delle nostre operatrici, padrone di una tecnica antica e difficilissima come quella del rimaglio». Il rimaglio, dunque.

Ecco, questa manualità è ricercata e contesa dai colossi del settore che sgomitano per avere queste signore con i loro segreti. Ma Gran Sasso non si è fatta sorprendere. E ha creato un’Accademia che tutela e promuove questo mestiere, così antico e così attuale.

(6. continua)

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