15 Giugno 2025
L’Italia batte l’UE sull’economia circolare, ma resta indietro sullo sviluppo delle imprese


Negli ultimi anni l’Italia si è affermata come uno dei Paesi leader in Europa per l’economia circolare, superando ampiamente la media UE in termini di riciclo e riutilizzo dei materiali.

Tuttavia, questa eccellenza non si riflette ancora nello sviluppo di un ecosistema imprenditoriale solido e diffuso: le startup innovative faticano a crescere, il capitale resta concentrato al Nord e il numero di aziende ad alto impatto è ancora molto limitato rispetto ai principali competitor europei. Un paradosso che rischia di frenare la transizione verde e la competitività del sistema produttivo nazionale.

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Italia tra le migliori in Europa per riciclo e investimenti

Secondo il nuovo rapporto del Circular Economy Lab, nato dalla collaborazione tra Intesa Sanpaolo e Fondazione Cariplo, l’Italia vanta un tasso di utilizzo circolare dei materiali del 20,8%, quasi il doppio rispetto alla media UE che si attesta all’11,8%. Un risultato che conferma la storica vocazione del nostro Paese al recupero e alla valorizzazione delle risorse, grazie anche a filiere industriali consolidate e a una crescente sensibilità ambientale.

Tra il 2022 e il 2024, le startup italiane dell’economia circolare hanno raccolto complessivamente 812 milioni di euro di investimenti, con un picco nel 2022 (450 milioni), una flessione nel 2023 (96 milioni) e una ripresa nel 2024 (265 milioni). Il Nord Italia si conferma il principale polo di attrazione, catalizzando il 91% dei capitali, di cui il 63% nella sola Lombardia. Il Centro raccoglie il 6% degli investimenti, mentre il Sud si ferma al 2,5%, anche se mostra segnali di crescita nell’ultimo anno.

I settori trainanti sono i servizi digitali per la tracciabilità e il riutilizzo (27,3%), la mobilità e logistica sostenibile (17,1%) e la transizione energetica (12,7%). La maggior parte dei finanziamenti arriva da venture capital (38%) e fondi pubblici (37%), mentre l’equity rappresenta il 57% delle risorse raccolte.

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Startup e PMI: il tallone d’Achille dell’Italia circolare

Nonostante questi numeri incoraggianti, il tessuto imprenditoriale italiano dell’economia circolare mostra ancora forti limiti strutturali. Secondo il Circular Startup Index della Ellen MacArthur Foundation, l’Italia conta solo 12 startup ad alto impatto nel settore, contro le 121 del Regno Unito, le 52 della Francia e le 42 della Germania. Un dato che evidenzia un gap significativo nella capacità di far crescere e scalare le realtà più innovative.

Le cause principali di questa difficoltà sono molteplici: normative ancora troppo rigide e frammentate, accesso limitato al capitale nelle fasi iniziali (early-stage), infrastrutture insufficienti soprattutto nel Mezzogiorno e una scarsa cultura dell’innovazione diffusa. Solo il 67% delle startup riesce infatti a raccogliere capitali attraverso round strutturati, mentre la maggior parte delle risorse si concentra su poche realtà già consolidate.

Il risultato è che l’economia circolare italiana, pur contribuendo per 3,5 miliardi di euro al PIL e coinvolgendo circa 520 mila addetti, rischia di rimanere una nicchia d’eccellenza piuttosto che un volano diffuso di crescita e occupazione.


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