
La normativa EUDR (European Deforestation-free products Regulation) rientra nel piano strategico dellʼUnione Europea sulla biodiversità da qui al 2030 e punta a ridurre al minimo la deforestazione e, in generale, il degrado forestale collegato a uno sfruttamento dei territori associati alla produzione di materie prime agricole importate dallʼUE.
Si tratta di regole che impongono alle aziende, che vendono in Unione europea, di garantire che i prodotti venduti non siano all’origine di deforestazione globale. Cosa che accade per alcuni prodotti agricoli come olio di palma e soia, ma anche per prodotti più familiari nelle nostre dispense come caffè e cacao. Con l’acquisto di questi prodotti, l’UE è responsabile per il dieci per cento della deforestazione, ecco perché un regolamento che tuteli l’ambiente e non solo:
«le imprese dovranno verificare che i prodotti siano conformi alla legislazione pertinente del Paese di produzione, anche in materia di diritti umani, e che i diritti delle popolazioni indigene interessate siano stati rispettati».
La normativa è entrata in vigore il 29 giugno 2023, con un anno e mezzo di tempo per entrare finalmente in applicazione a dicembre 2024. Parlamento e Consiglio hanno però approvato verso lo scadere del termine una proroga di un ulteriore anno, così il regolamento sarà vincolante a partire dal 30 dicembre 2025 per i grandi operatori commerciali, mentre dal 30 giugno 2026 per micro e piccole imprese.
In questo si inserisce un grande progetto di crescita, innovazione e sostenibilità come quello di ICAM, azienda italiana produttrice di cioccolato, con la collaborazione di Trusty, realtà impegnata nella tracciabilità e nella valorizzazione della filiera agroalimentare tramite la blockchain.
Le due aziende hanno avviato infatti una collaborazione per la digitalizzazione della filiera del cacao, da cui ICAM si approvvigiona per la propria produzione. Lʼazienda di Orsenigo, in provincia di Como, ha infatti un’importante platea di fornitori provenienti da Africa e America Latina in primis, fra cui paesi come Uganda, Ecuador, Perù, Repubblica Dominicana, Camerun, Nigeria e Colombia. Con una filiera di approvvigionamento articolata e un elevato numero di fornitori, caratterizzati in particolari da piccoli proprietari terrieri, e, quindi, da un’eccessiva frammentazione, si è reso necessario un intervento forte in tema di mappatura e raccolta dei dati, come per esempio quelli necessari per essere conformi alla normativa EUDR sulla deforestazione. La partnership con Trusty si è focalizzata proprio su questa direzione, ovvero una digitalizzazione della filiera di fornitura del cacao, riuscendo a mappare fino a circa 26mila appezzamenti.
Ma come si è riusciti nell’impresa della digitalizzazione della filiera in aree così remote? Non è stato certamente facile, a causa della scarsa familiarità dei produttori locali con i sistemi digitali, dalla limitata qualità delle infrastrutture di comunicazione e dalla frammentarietà dei dati. Per far fronte a queste difficoltà, è stato innanzitutto messa a disposizione una soluzione digitale, costituita da un’app per smartphone, oltre a una piattaforma di analisi satellitare; a questo si è poi aggiunto un supporto tecnico continuativo durante tutta l’operatività della raccolta dei dati geografici relativi ai terreni di produzione. Con l’integrazione della due diligence relativa alle normative del paese di produzione è stata poi effettuata la verifica per ogni fornitore dell’adesione ai principi del Codice Etico di ICAM e del Codice di Condotta dei fornitori di cacao.
E i risultati? Sui 26mila appezzamenti mappati, solo il 4,6 per cento presenta situazioni di rischio di deforestazione, sui quali è già in corso l’attuazione dei piani di mitigazione. «Abbiamo comprovato la conformità alla legge EUDR per oltre il 95% degli appezzamenti dei nostri fornitori diretti – spiega Sara Agostoni, chief sustainability officer di ICAM – l’obiettivo per il futuro è continuare su questo percorso, senza lasciare indietro nessun fornitore».
«Il mercato europeo del cioccolato continua a evolversi rapidamente – sottolinea Alessandro Chelli, Ceo di Trusty – per questo motivo la complessità della filiera di approvvigionamento rappresenta una sfida e un’opportunità. Adattare la tecnologia al contesto locale, superando le criticità legate alla frammentazione, è stata la carta vincente del progetto».
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