16 Giugno 2025
“Volto del cambiamento, metteremo in campo altri strumenti”


La Sicilia dell’agricoltura cresce anche grazie ai giovani. Nonostante il comparto sia stato a più riprese sotto i riflettori a causa delle problematiche legate alla siccità e al cambiamento climatico, nell’Isola c’è comunque chi è riuscito ad adattarsi e a convivere con le avversità, ritagliandosi un proprio spazio ben preciso nel tessuto economico e produttivo. A dimostrarlo è un’analisi di Coldiretti sui nuovi dati del Centro Studi Divulga. Sono, infatti, 50mila i giovani agricoltori al lavoro nelle campagne italiane e in valore assoluto la Regione con il maggior numero di imprese agricole giovanili è Sicilia, con 6100 realtà. 

L’indirizzo produttivo più gettonato è quello legato ai cereali (grano, mais, legumi da granella, ecc.) scelto dal 16%, che precede ortaggi (13%), allevamento (11%), vino (11%) e olio (9%). A distinguere le imprese under 35 è soprattutto la propensione a sfruttare le tante opportunità dalla multifunzionalità, introdotta nel 2001 dalla cosiddetta legge di orientamento, fortemente sostenuta dalla Coldiretti. Si va dalla trasformazione aziendale dei prodotti alla vendita diretta, dalle fattorie didattiche agli agriasilo, ma anche alle attività ricreative, l’agricoltura sociale per l’inserimento di disabili, detenuti e tossicodipendenti, la sistemazione di parchi, giardini, strade, l’agribenessere e la cura del paesaggio o la produzione di energie rinnovabili. Una rivoluzione che ha mutato la considerazione sociale del mestiere dell’agricoltore, con il 74% di italiani che si dichiarano felici se i propri figli o nipoti lavorassero in campagna. Un ritorno in campagna ostacolato però da diversi fattori strutturali da rimuovere per un necessario ricambio generazionale.

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Un impegno nel segno della sostenibilità e della creatività, un serbatoio di ‘cervelli’ determinante per il futuro del settore. Proprio di questo abbiamo parlato con l’ assessore regionale alle Attività produttive Edy Tamajo.

Assessore la Sicilia è prima in Italia per numero di aziende giovanili. Lo dice un’analisi di Coldiretti sui nuovi dati centro Studi Divulga. Come commenta questo dato positivo?

“Sono orgoglioso che un’analisi di Coldiretti basata sui nuovi dati del Centro Studi Divulga confermi che la Sicilia è al primo posto in Italia per numero di imprese giovanili. Questo risultato certifica la validità delle nostre scelte politiche: un sistema di incentivi mirati, una semplificazione amministrativa e una spinta concreta verso l’innovazione. Non è casualità, ma frutto di una sinergia tra Regione, mondo produttivo e università, capace di tradurre in opportunità reali il talento dei giovani siciliani“.

La categoria più resiliente è quella degli imprenditori agricoli. Tornare alla terra è dunque così produttivo?

“Tornare alla terra oggi non è solo produttivo: è una scelta di vita consapevole. Sempre più giovani abbandonano l’idea del posto fisso per riappropriarsi del tempo, riscoprire il valore delle radici e diventare imprenditori di se stessi. Parliamo di una nuova generazione che non solo coltiva la terra, ma lo fa integrando competenze digitali, social media, e-commerce e agricoltura di precisione. C’è chi racconta il proprio lavoro nei campi su Instagram, chi promuove prodotti a chilometro zero su TikTok o vende tramite marketplace digitali. È la dimostrazione che tradizione e innovazione, lentezza e futuro possono convivere. E la Regione Siciliana è al fianco di questi ragazzi, perché sono loro il vero volto del cambiamento“.

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Che numeri fornisce la Regione in tema di imprenditoria giovanile?

“Per me sostenere i giovani non è un capitolo a parte: è la priorità politica. In Sicilia abbiamo giovani straordinari, competenti, appassionati, e io ho la fortuna di confrontarmi ogni giorno con tanti di loro, anche attraverso i rapporti solidi che coltivo con Forza Italia Giovani. Abbiamo già finanziato quasi 800 nuove imprese giovanili con il bando ‘Fare Impresa in Sicilia’, stanziando oltre 26 milioni di euro a fondo perduto. E non ci fermiamo: stiamo mettendo in campo altri strumenti, fondi europei, bandi per l’innovazione e la sostenibilità. Ma non bastano i fondi. Serve cambiare mentalità. Bisogna avere il coraggio di mollare le poltrone, lasciare spazio, fare un passo di lato quando è il momento. Il mondo va veloce. Se la politica non capisce i giovani, non li ascolta, non li coinvolge… siamo nei guai. E allora sì, dobbiamo creare un sistema che non usi i giovani come slogan, ma li metta al centro delle scelte. Non c’è futuro possibile senza di loro“.



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