25 Giugno 2025
Memoria Cgil su conversione in legge del DL 84/2025 recante disposizioni urgenti in materia fiscale


Martedì 24 giugno 2025, si è tenuta presso la VI Commissione Finanze della Camera dei deputati, l’audizione nell’ambito dell’esame del disegno di legge C. 2460 Governo, di conversione in legge del DL 84/2025, recante disposizioni urgenti in materia fiscale.

Per la CGIL hanno partecipato Lisa Contegiacomo, Ufficio Economia CGIL (Politiche fiscali) e Massimo Brancato, Coordinatore Area Politiche per lo Sviluppo.

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Di seguito riportiamo la memoria predisposta per l’occasione.


Audizione presso la VI Commissione Finanze della Camera dei deputati
nell’ambito dell’esame del disegno di legge C. 2460 Governo, di conversione in legge del DL 84/2025, recante disposizioni urgenti in materia fiscale (24 giugno 2025)

Il DL 84/2025 interviene modificando discipline e disposizioni su diverse materie fiscali e tributarie: dal trattamento fiscale per i lavoratori dipendenti e autonomi al regime di riporto delle perdite, dalle deduzioni per le nuove assunzioni al contrasto ai disallineamenti da ibridi, dall’IMU alle agevolazioni per il biodiesel, dal terzo settore alle imprese sociali, dalle dichiarazioni fiscali allo split payment. In questo modo si intende rispondere a numerose sollecitazioni pervenute da Enti locali, categorie imprenditoriali e professionali.
Già in altre circostanze si sono resi necessari interventi di “aggiustamento” delle disposizioni fiscali e tributarie. Ricordiamo il decreto 55/25 che il Governo ha emanato recentemente a fronte della denuncia della CGIL di fine marzo sulla questione degli acconti IRPEF, che segnalava come la normativa che regolava gli acconti 2025 non fosse stata adeguata alla stabilizzazione delle aliquote, scaglioni e detrazioni avvenuta con l’approvazione della Legge di Bilancio 2025. Questo avrebbe determinato una forte penalizzazione per lavoratori e pensionati in sede di dichiarazione dei redditi e, anche in quel caso, appunto, il Governo è dovuto intervenire con un decreto, in emergenza, per evitare un aggravio sui bilanci delle famiglie, già in forte difficoltà a causa dell’alta inflazione cumulata negli ultimi anni.
Anche questo provvedimento, avendo la necessità di rispondere a criticità urgenti, appare segnato da una visione frammentaria mentre sarebbe necessaria una riforma del sistema fiscale che noi riteniamo debba essere orientata all’equità e alla progressività, così come sancito nella nostra Costituzione.
Nello specifico dell’articolato, osserviamo in particolare che in materia di tracciabilità (art.1), pur condividendo l’obiettivo di garantire trasparenza nei flussi economici, se lo scopo è la semplificazione, si dovrebbero evitare regole differenziate – che devono essere rispettate dai lavoratori – a seconda della zona dei loro trasferimenti. Stesse finalità dovrebbero corrispondere a stesse regole: solo così si può ottenere chiarezza ed efficacia.
Mentre, nel giudicare positivamente la proroga concessa agli Enti Locali (art.6), sarebbe fondamentale prevedere in linea di principio tempi più lunghi e certi quando vi è l’introduzione di nuove normative. Questo per garantire ai cittadini la possibilità di conoscere per tempo le eventuali nuove delibere e poter pianificare con consapevolezza le proprie scelte.
La CGIL sostiene la necessità di rafforzare la lotta contro l’evasione, l’elusione e la frode fiscale. Sottolineiamo come in Italia l’evasione fiscale e contributiva si attesti a 82,4 miliardi (lo certifica la “Relazione sull’economia non osservata e sull’evasione fiscale e contributiva anno 2024”) e come il 73,0% di essa sia ascrivibile al lavoro autonomo e alle imprese. A tal proposito, si segnala che il Fondo Monetario Internazionale – prima nel Fiscal Monitor pubblicato ad aprile e poi nella dichiarazione conclusiva della Missione Articolo IV a fine maggio – ha raccomandato all’Italia di eliminare la flat-tax per gli autonomi così da ampliare la base imponibile, risolvere problemi di equità fiscale e impedire la perdita di gettito. Su questo, né il Governo né il Parlamento sono mai intervenuti.
Si apprezza comunque lo sforzo del legislatore di rispondere alle segnalazioni pervenute; tuttavia, si sottolinea che intervenire su normative già in fase di applicazione crea incertezza nei lavoratori e nei cittadini, che spesso non riescono a comprendere quale sarà la loro effettiva disponibilità salariale o reddituale. Questo genera confusione, ostacola la programmazione familiare e alimenta un senso diffuso di sfiducia nei confronti del sistema fiscale.
Infine, cogliamo l’occasione per riproporre all’attenzione della Commissione Finanze quanto da noi denunciato sulle perdite salariali della maggior parte dei redditi sotto i 35 mila euro determinate dal passaggio dalla decontribuzione alla fiscalizzazione del cuneo (così come confermato dalla sottosegretaria Lucia Albano in un’interrogazione a risposta immediata proprio in questa Commissione). Ad oggi non c’è stata alcuna correzione, né da parte del Governo né del Parlamento, per porre rimedio a queste riduzioni salariali, soprattutto per i redditi più bassi. Ricordiamo, infatti, che i redditi tra 8.500 e 9.000 euro di imponibile previdenziale annuo perdono circa due mensilità all’anno e tutti questi elementi segnalano la necessità di correttivi urgenti.

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