
Groupama Assicurazioni lancia la V edizione dell’Osservatorio “Change Lab, Italia 2030”, quest’anno dedicato al tema del Welfare: oltre 6 italiani su 10 (63%) temono pensioni insufficienti e solo 1 su 4 si fida della sanità pubblica. In generale, quasi la metà degli intervistati (44%) boccia i servizi essenziali garantiti dallo Stato e quasi 1 connazionale su 3 ritiene che toccherà al settore privato/aziendale colmarne le lacune
Per oltre 6 italiani su 10, la futura pensione sarà insufficiente, e mentre il 63% pensa di dover fare affidamento su altre fonti di reddito (per il 63%), il 17% ritiene di non poter smettere di lavorare,mentre i più giovani (il 15% degli under 35) pensano che per loro il loro momento di andare in pensione non arriverà per niente.
È questa la situazione colta dall’Osservatorio “Change Lab, Italia 2030”, realizzato per il quinto anno consecutivo da Groupama Assicurazioni in collaborazione con l’istituto di ricerca BVA Doxa per indagare i principali trend che entro il 2030 cambieranno le abitudini di vita delle persone. Quest’anno l’Osservatorio ha analizzato lo stato dell’arte del Welfare attraverso il percepito degli italiani, con un focus specifico sulle piccole e medie imprese (PMI), i cui dipendenti sono stati coinvolti nella survey.
In generale, quasi la metà (44%) degli italiani boccia i servizi statali: a fronte di un’aspettativa di un sistema sanitario accessibile, efficiente e rapido (69%), pensioni adeguate (47%) e servizi di welfare di prossimità (36%), emergono forti attriti tra desideri e realtà. Nella ricerca di un’alternativa o compensazione al settore pubblico, circa 4 italiani su 10 godono di una copertura sanitaria privata (41%) e di pensioni integrative (38%), come parte dell’offerta fornita dal proprio datore di lavoro. I lavoratori dipendenti che hanno un pacchetto welfare aziendale si mostrano soddisfatti (46%), tanto che 8 su 10 (82%) lo ritengono un fattore importante nella scelta di un nuovo lavoro.
Anche guardando ai prossimi 10 anni, lo scenario non si discosta dalla fotografia attuale: solo il 9% degli italiani si dice fiducioso che lo Stato riuscirà a garantire tutti i servizi essenziali. La maggior parte dei nostri connazionali, invece, ritiene che solo una parte dei servizi sarà garantita (55%) e che sarà necessaria una collaborazione con il settore privato (27%), o che lo Stato non avrà le risorse necessarie e pertanto saranno le aziende a colmare le lacune tramite welfare aziendale (30%), o ancora che si dovrà fare affidamento su risorse individuali (25%).
stato (a)sociale: cala la fiducia nel welfare statale. sanità e pensioni servizi meno garantiti
I dati dell’Osservatorio Groupama-Doxa mostrano un quadro preoccupante circa la fiducia degli italiani nei confronti del welfare statale. Secondo i nostri connazionali, lo Stato dovrebbe garantire: una sanità accessibile, efficiente e rapida (69%), pensioni adeguate a uno stile di vita dignitoso (47%), servizi di welfare di prossimità (36%), istruzione di qualità (34%), burocrazia snella (28%).
Servizi essenziali che però nel percepito degli italiani sono assenti: 2/3 (67%) considerano l’attuale sistema sanitario pubblico inadeguato, mentre meno di 1 lavoratore su 10 (8%) ritiene l’importo della pensione sufficiente a mantenere l’attuale tenore di vita. Ancora più allarmante è che il 44% degli italiani ritiene che nessuno dei servizi essenziali sia oggi garantito dallo Stato. Tra le principali ragioni di sfiducia nel sistema pensionistico statale ci sono: l’incapacità del sistema di garantire una copertura sufficiente (55%), la crisi demografica con il progressivo invecchiamento della popolazione e la bassa natalità (45%), e l’erosione del potere d’acquisto causata dall’inflazione e dalle tensioni internazionali in atto (34%).
Numeri che portano il 18% dei lavoratori a pensare, una volta in pensione, di trasferirsi all’estero per avere agevolazioni che garantiscano un miglior tenore di vita. Tra i desideri da soddisfare durante il “buen retiro”:
occuparsi dei bisogni della propria famiglia e dei propri cari (28%), viaggiare e vedere il mondo (23%), vivere in campagna (15%) e dedicarsi ai propri hobby (14%).
Il welfare del futuro è “à la carte”
Secondo i lavoratori dipendenti delle PMI intervistati nei prossimi anni assisteremo a una progressiva integrazione tra welfare statale e aziendale (38%), con quest’ultimo destinato ad acquisire maggiore rilevanza (30%). Per il 20% degli intervistati si profila un futuro “azienda-centrico”, con le imprese come principali fornitori di servizi e benefit per i propri dipendenti.
Oltre 8 lavoratori dipendenti su 10 (82%) considerano importante l’offerta di un valido pacchetto welfare ai fini della scelta di un cambio di lavoro e sono proprio loro a delineare cosa debba offrire il “pacchetto welfare” ideale: assicurazione sanitaria integrativa per sé e per la famiglia (57%) e piano pensionistico complementare (56%) guidano la classifica dei benefit più desiderati, seguiti dai servizi di supporto familiare (33%) e dalle convenzioni per assicurare il benessere psicofisico (25%). Per oltre 3 su 10 (31%), inoltre, il pacchetto welfare aziendale del futuro sarà “à la carte”, con le aziende che offriranno un paniere di benefit tra cui scegliere, personalizzando l’offerta in base ai loro specifici bisogni.
Sanità e pensioni integrative
Una polizza integrativa per salute e/o previdenza inclusa tra i benefit dall’azienda è “molto apprezzata” da 1 italiano su 2 (48%), a cui si aggiunge un ulteriore 41% che la ritiene “abbastanza utile” per avere una maggiore serenità. Il 21% degli intervistati l’ha attivata tramite l’azienda, il 10% ne ha una privata, mentre un altro 10% le ha entrambe. Per quanto riguarda la previdenza complementare, il 18% ha una forma di integrazione privata, il 10% tramite l’azienda e un altro 10% le ha entrambe.
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