
Missmatch2025: l’intelligenza che serve è ancora umana
Napoli, 28 Giugno – Una rivoluzione è in corso, ma il vero nodo non è tecnologico: è umano. Se n’è discusso a Napoli durante il convegno “Missmatch2025: oltre l’algoritmo”, promosso dall’Unione Industriali di Napoli, che ha riunito imprenditori, accademici ed esperti per affrontare una questione cruciale: come colmare il divario tra l’evoluzione dell’intelligenza artificiale e le competenze umane necessarie per governarla.
Ad aprire i lavori, Guido Bourelly, Presidente del Gruppo Piccola Industria, ha sottolineato l’urgenza di “introdurre con consapevolezza l’IA nel tessuto produttivo”, evitando approcci improvvisati o reattivi. Il cuore del dibattito, però, è arrivato con l’intervento di Giovanna Mascolo, Consigliera con delega al Capitale Umano e Chief Knowledge Officer di Certform S.r.l. Società Benefit. Tre le domande fondamentali rivolte a Aniello Murano, professore ordinario di Informatica all’Università Federico II di Napoli e massimo esperto di IA logica: 1. Come cambieranno le aziende nei prossimi cinque anni? 2.Quali competenze saranno davvero necessarie? 3. Possiamo ignorare questa trasformazione o dobbiamo comprenderla per creare valore?
Murano, premiato con i prestigiosi titoli di EurAI Fellow e AAIA Fellow, ha ribadito un concetto centrale: “L’intelligenza artificiale ha innescato una rivoluzione che può essere governata solo con l’alta formazione”. Il suo lavoro, da oltre vent’anni, è dedicato al ragionamento strategico, l’ambito più “intelligente” dell’IA, basato su logica formale e modelli matematici rigorosi.
“La macchina – ha precisato – deve restare uno strumento, non un sostituto. L’IA può migliorare la vita, aumentare l’efficienza, proteggere l’ambiente. Ma serve competenza, responsabilità, e una formazione solida per preservare la centralità dell’essere umano”.
A dimostrazione di un uso etico e responsabile dell’IA, Murano ha presentato due progetti sviluppati dal suo laboratorio Astrea: Infant, una rete informatica per l’oncologia pediatrica che promette di semplificare i complessi iter diagnostici e terapeutici; e Apland, sistema predittivo per la prevenzione di frane e smottamenti. “La vera minaccia – ha concluso Murano – non è l’IA in sé, ma le sue applicazioni senza controllo. Il futuro è adesso. E senza competenze umane non potremo affrontarlo.”
Il convegno si chiude, ma il suo messaggio è tutt’altro che concluso. Nell’era in cui l’intelligenza artificiale ridefinisce i confini del possibile, il vero mismatch non è tra uomo e macchina, ma tra innovazione e preparazione, tra le potenzialità della tecnologia e la capacità, tutta umana, di interpretarle, governarle, indirizzarle.
“Missmatch2025” ci ricorda che il cuore dell’innovazione non è il codice sorgente, ma il pensiero critico. Non basta saper usare l’intelligenza artificiale: bisogna comprenderne l’impatto, etico, sociale, culturale. Le imprese che vinceranno non saranno solo quelle più digitali, ma quelle capaci di integrare competenze umane e visione strategica, empatia e lungimiranza, etica e capacità di scelta. In un mondo che corre verso l’automazione, la vera leadership sarà umana o non sarà affatto. È questa la vera frontiera oltre l’algoritmo.
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