4 Luglio 2025
bene il Decreto Economia su rigenerazione urbana e sisma ma occorre intervenire sul caro materiali – ANCE


L’Ance accoglie positivamente alcune importanti misure per il sostegno alle imprese e alle infrastrutture contenute nel Dl Economia, a partire da quella relativa alle nuove politiche di rigenerazione urbana, un tema che è da tempo nell’agenda dell’associazione dei Costruttori. Particolarmente apprezzata la scelta del Governo di istituire un Fondo nazionale da ripartire per la rigenerazione urbana, “un segnale concreto dell’impegno pubblico a sostegno delle politiche di riqualificazione delle città che potrebbe consentire di giungere finalmente all’approvazione di un Testo per la rigenerazione urbana”, ha spiegato la presidente dell’Ance, Federica Brancaccio, durante l’audizione presso la Commissione Bilancio del Senato sul Dl Economia.  La dotazione complessiva di 80 milioni di euro per il biennio 2025-2026 rappresenta un primo passo per costituire uno strumento in grado di sostenere le iniziative che l’impianto normativo in discussione al Senato potrà garantire nel futuro. 

L’Ance auspica pertanto che il Fondo possa essere rapidamente potenziato e che venga promosso un utilizzo sinergico delle risorse disponibili, integrando in modo coerente anche i finanziamenti dei fondi strutturali europei 2021-2027, nel rispetto degli obiettivi definiti dall’Accordo di Partenariato. Positivo anche il giudizio sulle altre misure contenute nel decreto economia, dal ripristino delle risorse stanziate per le strade provinciali, alle misure per la ricostruzione post-sisma del 2016. Ma la presidente dell’Associazione dei costruttori edili, Federica Brancaccio, ha evidenziato alcune criticità della norma, in particolare per quanto riguarda i progetti finanziati dal Pnrr che hanno ricevuto supporto finanziario dal Fondo per le opere indifferibili (Foi) e il nodo, ancora non sciolto, dell’aumento dei costi dei materiali da costruzione. “Questo provvedimento – ha spiegato Brancaccio – è stato fondamentale per il settore, considerando che fra il 2023 e il 2024 ha coinvolto circa 17.000 cantieri. Tuttavia, una serie di interventi normativi successivi, non sempre coordinati, ha creato situazioni di disparità di trattamento che rischiano di generare un contenzioso diffuso”.

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Il problema principale riguarda il comma 6-ter dell’articolo 26, che oggi esclude dall’aggiornamento prezzi, in fase esecutiva, i contratti che hanno avuto accesso al Fondo per l’avvio delle opere indifferibili. “Questa esclusione sta già producendo effetti distorsivi e blocchi operativi su oltre 5.000 cantieri che vedono coinvolte 2.500 imprese”, ha evidenziato il vertice dell’Ance.

Per l’Associazione, infatti, le stazioni appaltanti stanno applicando un’interpretazione restrittiva della norma, escludendo tutti i contratti che hanno beneficiato del Foi, senza distinguere tra lavorazioni già coperte dal fondo e quelle successive. “Questo approccio – ha sottolineato la Presidente dell’Ance – è incoerente con la ratio della norma: il Foi interveniva in fase di progettazione, per adeguare il quadro economico, mentre l’articolo 26 riguarda la fase esecutiva e le variazioni oggettive dei prezzi. Sono due strumenti del tutto distinti”.

A ciò si aggiunge che molti di questi contratti, relativi al Foi non hanno potuto beneficiare delle clausole di revisione dei prezzi previste dal Dl Sostegni-ter perché i relativi decreti ministeriali non sono mai stati emanati. Di conseguenza, queste imprese si trovano oggi senza alcun meccanismo di adeguamento.

Di qui, le soluzioni suggerite dall’Ance e in particolare la proposta di un chiarimento normativo che consenta di applicare le misure compensative dell’art. 26 anche ai contratti Foi, limitando l’esclusione solo alle lavorazioni già coperte dal fondo nell’anno di riferimento. In subordine, l’introduzione di un meccanismo revisionale ad hoc per questi contratti, applicabile dal primo gennaio 2025, che permetta di utilizzare i prezzari annualmente aggiornati. Ciò, peraltro, senza fare accesso ai fondi ministeriali, ricorrendo cioè alle risorse interne. In caso di insufficienza, le stazioni appaltanti in ultima analisi potranno procedere alla rimodulazione della programmazione triennale e dell’elenco annuale degli interventi.

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Piena soddisfazione è stata espressa, invece, per la scelta del Governo di istituire un Fondo nazionale da ripartire per la rigenerazione urbana, “un segnale concreto dell’impegno pubblico – ha detto Brancaccio – a sostegno delle politiche di riqualificazione delle città che potrebbe consentire di giungere finalmente all’approvazione di un Testo per la rigenerazione urbana”. La dotazione complessiva di 80 milioni di euro per il biennio 2025-2026 rappresenta, infatti per il mondo dell’edilizia, un primo passo per costituire uno strumento in grado di sostenere le iniziative che l’impianto normativo in discussione al Senato potrà garantire nel futuro. Pertanto, l’Ance auspica che il Fondo possa essere rapidamente potenziato e che venga promosso un utilizzo sinergico delle risorse disponibili, integrando in modo coerente anche i finanziamenti dei fondi europei 2021-2027, nel rispetto degli obiettivi definiti dall’Accordo di Partenariato.

Bene anche le nuove norme sulla Ricostruzione post-sisma 2016 che prevedono l’applicabilità del Superbonus nella misura del 110% anche per le spese sostenute nel 2026 per gli interventi sugli immobili interessati dagli eventi sismici in Abruzzo, Lazio, Marche e Umbria dal 24 agosto 2016, a condizione che il beneficio fiscale sia fruito mediante le opzioni per lo sconto in fattura e la cessione del credito. “Queste misure – ha precisato Brancaccio – consentiranno di proseguire il positivo lavoro svolto dalla struttura Commissariale guidata da Guido Castelli”.

Anche in materia di infrastrutture, l’Ance ha espresso una valutazione positiva sul ripristino dei 350 milioni di euro per il biennio 2025-2026, destinati alla manutenzione straordinaria della rete viaria di province e città metropolitane, tagliati dalla Legge di bilancio 2025 (art. 1, commi 527 e 540). “La misura recepisce le ripetute richieste dell’Associazione – ha dichiarato la presidente dell’Associazione – che ha fin da subito denunciato i rischi derivanti dal disinvestimento in un settore importante come quello stradale. È tuttavia opportuno sottolineare che i tagli disposti dalla manovra 2025 non si esauriscono nel biennio in corso, ma si estendono fino al 2036. Una riduzione significativa, che mette a rischio la continuità degli investimenti locali, compromettendo programmi di manutenzione programmata fondamentali per una mobilità sicura e sostenibile. “Alla luce di ciò – ha concluso Brancaccio – l’Ance ritiene indispensabile, nei prossimi provvedimenti, ripristinare integralmente le risorse tagliate, in modo da garantire la continuità degli investimenti infrastrutturali locali e consentire una pianificazione efficace da parte degli enti territoriali e degli operatori economici”.

 

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