5 Luglio 2025
Il matrimonio aumenta i rischi di Alzheimer e demenza: ecco quando


Alcuni tipi di relazione, secondo gli studiosi, potrebbero influenzare negativamente la salute del cervello: ecco perché

Più siamo autonomi, più il nostro cervello resta sveglio. Più dipendiamo dagli altri, più si spegne. Può sembrare una semplificazione brutale, ma è esplicativa del tipo di direzione intrapresa dallo studio appena pubblicato su Alzheimer’s & Dementia. I ricercatori dell’Università di Montpellier infatti hanno analizzato il rischio che il matrimonio – in teoria il legame che più di tutti dovrebbe rappresentare stabilità – possa influenzare la salute del cervello in determinate condizioni. Come spiegano gli studiosi, vivere una relazione infelice o dipendere troppo dal partner aumenta il rischio di sviluppare demenza e Alzheimer.

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I “rischi” del matrimonio

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I ricercatori hanno seguito oltre 24.000 persone tra i 50 e i 104 anni per un periodo di 18 anni. Nessuno dei partecipanti aveva segni di demenza all’inizio, ma alcuni già mostravano un lieve deterioramento cognitivo. Nel corso dello studio il 21,9% degli sposati (compresi coloro che poi sono diventati vedovi) ha sviluppato demenza. Tra i single la percentuale è quasi dimezzata: 12,4%, praticamente uguale a quella dei divorziati che è del 12,8%. Da questi dati, il cervello dei single sembra invecchiare meglio. Tutto questo è legato al concetto di autonomia. Come spiegano gli scienziati, le persone sposate tendono a fare meno cose da sole, affidandosi al partner anche nelle decisioni quotidiane. Un’abitudine che, col tempo, indebolisce i circuiti cerebrali legati all’iniziativa, alla memoria e alla flessibilità mentale. Se il matrimonio è infelice i danni si amplificano: lo stress relazionale, la mancanza di stimoli e la fatica della relazione (oltre ai casi più gravi, nei quali è necessario assistere un coniuge malato) sono tutti fattori che alzano il rischio di demenza e Alzheimer. Chi non è sposato, al contrario, mantiene spesso reti sociali più ampie e una vita più stimolante: più amici, più iniziative, più contatti con la comunità. Meno comfort, forse, ma più occasioni per allenare il cervello. Il punto non è quindi lo stare necessariamente da soli, ma essere sempre stimolati a prescindere dalla propria vita sentimentale. La varietà di esperienze, la curiosità, la capacità di restare attivi anche senza (o oltre) il partner sembrano essere l’antidoto migliore contro l’invecchiamento cognitivo.

Come evitare i rischi

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È ovviamente necessario sottolineare che questo studio – e nessuno studio in generale – invita a divorziare o restare da soli. Semplicemente, come spiegano i ricercatori, è importante attuare delle strategie per evitare che la coppia “assorba” tutto: coltivare interessi personali al di fuori della relazione, conserva legami sociali autonomi, partecipare alla vita di comunità, stimola ogni giorno la mente, anche con piccole sfide cognitive. Bisogna sempre ricordarsi che l’amore non è dipendenza ma condivisione e libertà, e soprattutto il cervello – per poter continuare a funzionare bene – ha bisogno di sentirsi libero.

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