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Decine di operai in camice bianco siedono a entrambi i lati di un lungo tavolo di ferro in una fabbrica del Nord-Ovest della Cina. Il nastro trasportatore fa uscire senza sosta bottiglie di baijiu, letteralmente “liquore bianco”, un’acquavite molto amata in Cina e non solo. I lavoratori appiccicano a mano l’etichetta sul prodotto: una macchina potrebbe farlo meglio e più velocemente, ma l’obiettivo è un altro. Più in fondo sono ammucchiate centinaia di casse di spirito, pronte a essere spedite in tutto il paese. La maggior parte, però, non verrà mai venduta. Eppure la Shaanxi Qinyang Changsheng Brewing Co. continua a produrre.
Nonostante l’azienda non veda lo straccio di un utile da cinque anni di fila, nessuno dei 300 dipendenti è stato licenziato e la produzione va avanti come se niente fosse grazie ai sussidi statali. «Se chiudessimo, la gente non avrebbe più di che vivere e si verrebbero a creare enormi problemi sociali», dichiara candidamente a Bloomberg Megan Xiao, figlia del pr…
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