
Meno credito, meno sviluppo e meno transizione ecologica per le piccole imprese. Sono questi gli effetti avversi dello stop alle regole sulla sostenibilità che l’Unione europea sta portando avanti, dopo averle approvate nella scorsa legislatura. A chiedere chiarezza, coerenza e semplicità e senza ridurre l’ambizione degli obiettivi ambientali e sociali, affinché le piccole e medie imprese siano protagoniste della transizione ecologica sono pezzi da novanta dell’economia italiana: Legacoop, la Confederazione nazionale dell’artigianato e della piccola media impresa (Cna), conil think tank per il clima Ecco.
Puntare sulle capacità
In vista del confronto in sede europea sul pacchetto Omnibus I per la riforma delle norme di finanza sostenibile le tre organizzazioni hanno condotto un’analisi il cui esito principale è allarmante. L’esenzione o riduzione degli obblighi sui temi della sostenibilità non garantirebbe l’inclusione delle Pmi nel percorso di transizione. Al contrario, un quadro normativo stabile, accompagnato da adeguate politiche di sviluppo aziendale e professionale, permetterebbe alle imprese di sviluppare le competenze necessarie per competere nei mercati internazionali.
Credito ridotto
Approfondisce il tema con parole chiare Beatrice Moro, senior policy advisor di Ecco: «Esiste una correlazione sempre più stretta tra rendicontazione e accesso al credito. Se le Pmi non sono messe nelle condizioni di misurare e comunicare i propri impatti ambientali e sociali, rischiano di essere escluse dai canali di finanziamento e dalle catene del valore. L’Europa non deve allentare gli obblighi, ma facilitare l’adozione di strumenti chiari e coerenti».
Semplificare non basta
Un approccio orientato solo a semplificare, prosegue l’analisi, rischia di diventare una barriera per l’accesso delle Pmi alle opportunità della transizione. Un grosso problema, considerando che queste ultime rappresentano oltre il 50% del Pil europeo e il 63% delle emissioni delle imprese. Direttive chiave come quelle sulla rendicontazione (Csrd), la diligenza dovuta nella catena di fornitura (Csddd) e la tassonomia UE hanno introdotto obblighi fondamentali per riorientare i flussi finanziari e promuovere una transizione sostenibile. L’obiettivo ora è renderle applicabili anche alle imprese di dimensioni più contenute. Non smontare l’impianto per le grandi.
Leggi più chiare
Simone Gamberini, presidente di Legacoop, aveva già anticipato a VITA questi concetti, che ora riprende in un’ottica sistematica: «Per consentire alle cooperative e alle Pmi di applicare efficacemente la direttiva Ue sulla responsabilità delle imprese per la sostenibilità, è necessario un quadro normativo armonizzato, proporzionato e coerente con le loro esigenze non servono esenzioni, ma strumenti concreti per supportare le imprese in questo percorso, garantendo stabilità normativa a lungo termine per pianificare investimenti e strategie. Solo così sarà possibile creare un’economia inclusiva, competitiva e resiliente».
Cinque punti
Sono cinque sono le raccomandazioni che il pacchetto Omnibus dovrebbe recepire per rafforzare la capacità delle Pmi di pianificare e finanziare la propria transizione. La prima: occorrono standard di rendicontazione proporzionati e scalabili, in base alla dimensione aziendale. Seconda: bisogna andare avanti sugli standard settoriali e l’applicazione della doppia materialità, per garantire che le imprese si concentrino su informazioni davvero rilevanti e utili. In terzo luogo, la due diligence dev’essere basata sul rischio, per evitare carichi burocratici inutili e focalizzare gli sforzi dove più necessari.
La quarta raccomandazione riguarda lo sviluppo di piani di transizione solidi e credibili, come strumento strategico per orientare le decisioni d’investimento e la programmazione aziendale. Infine, è necessario il supporto operativo concreto da parte di grandi imprese, sistema finanziario e istituzioni pubbliche, attraverso formazione, strumenti digitali, incentivi e politiche di premialità.
Approccio strategico
«Nonostante il dibattito sul Green deal europeo, questo rimane una delle strategie comunitarie più rilevanti per le imprese. La transizione green non può avvenire senza il coinvolgimento delle micro e piccole imprese. È fondamentale adottare un approccio strategico e meno burocratico nelle politiche green per garantire che le piccole imprese svolgano un ruolo centrale in questa sfida», ha concluso Dario Costantini, presidente di Cna.
Leggi gli ultimi aggiornamenti del canale ProdurreBene
Foto in apertura di nrd su Unsplash
Vuoi accedere all’archivio di VITA?
Con un abbonamento annuale potrai sfogliare più di 50 numeri del nostro magazine, da gennaio 2020 ad oggi: ogni numero una storia sempre attuale. Oltre a tutti i contenuti extra come le newsletter tematiche, i podcast, le infografiche e gli approfondimenti.
***** l’articolo pubblicato è ritenuto affidabile e di qualità*****
Visita il sito e gli articoli pubblicati cliccando sul seguente link